“Per rafforzare la crescita economica e l’occupazione il processo delle riforme strutturali, degli investimenti in ricerca, in risorse umane e in infrastrutture deve essere accelerato”. Per il secondo anno consecutivo il G8 dei ministri del Lavoro scrive nero su bianco, nelle sue conclusioni finali, che per migliorare lo scenario internazionale a livello economico, occupazionale e sociale bisogna attivare in fretta i cambiamenti strutturali sia all’interno di ciascun Paese che a livello globale «integrando maggiormente le politiche finanziarie, economiche e sociali».
I mercati del lavoro, si legge nel documento, «devono essere più dinamici e flessibili per funzionare meglio in un contesto di rapido cambiamento demografico e tecnologico e di fronte ad una maggiore competizione internazionale». Mercati che devono, però, essere anche «più inclusivi», in grado cioè di assicurare alle fasce sociali più deboli (disabili, minoranze etniche etc.) l’opportunità di partecipare più pienamente alla vita lavorativa.
Non solo. Il G8 di Stoccarda ha anche riaffermato il principio di un approccio bilanciato tra flessibilità e sicurezza di una mutua obbligazione del welfare to work (e cioè della necessità di legare i sussidi alla formazione e all’accettazione di un nuovo lavoro); di una dimensione sociale della globalizzazione. In sostanza della necessità di globalizzare le tutele lavorative standard.
Su quest’ultimo tema, in particolare, si è soffermato il G8 nella sua ultima giornata di lavori richiamando l’attenzione sul bisogno di connettere la globalizzazione delle politiche del lavoro a quelle commerciali. In altre parole i labor standard devono essere garantiti a livello globale senza eccezione per i Paesi che non rispettano le regole del commercio. A questo il ministro italiano del Welfare Roberto Maroni ha dedicato particolare attenzione sollecitando l’Ilo (richiesta che è diventata di tutto il G8) a studiare forme che consentano di coniugare in modo più operativo e diretto i core labor standard (quelli relativi al lavoro minorile, alla garanzia di eguaglianza delle opportunità, alla collettivizzazione dei diritti etc.) con le politiche di sviluppo e commerciali. Un obiettivo che può essere perseguito «sviluppando un dialogo interistituzionale più intenso tra le grandi organizzazioni internazionali (Ilo, Wto, Unctad, World Bank e Fmi). Una sorta di forum impegnato a fare in modo che i principi dell’Ilo (e quindi le tutele lavorative standard) vengano applicati alle politiche commerciali dando il via anche alla possibilità di attivare più moral suasion e attività sanzionatorie che esistono nell’ambito del Wto. Proprio per questo il G8 sollecita una maggiore collaborazione tra le organizzazioni internazionali.
Il capitolo ‘globalizzazione delle tutele’ ha soddisfatto molto il ministro Maroni che ha definito eccellente il lavoro svolto su questo tema. “La globalizzazione -ha detto- deve avere una particolare attenzione all’aspetto sociale per evitare che i Paesi che partecipano alla competizione mondiale garantendo alti tassi di protezione sociale siano danneggiati. Il Giappone -ha riferito- ha evocato il pericolo che la globalizzazione porti a forme di protezionismo. Noi abbiamo risposto che si tratta di un tema aperto ma anche che sull’altro piatto della bilancia ci deve essere una rinuncia a forme di dumping sociale da parte di quei Paesi che non applicano i core labor standard definiti dall’Ilo”. Il tema più rilevante di tutta la conferenza, per il ministro Maroni è stato quindi “come assicurare l’effettiva applicazione dei core labor standard in tutti i paesi garantendo un fair trade e cioè un commercio basato su regole condivise (in primo luogo quelle sulla tutela e sicurezza dei lavoratori) e non un free trade”. Questa, per il ministro italiano, è una questione “aperta”.
“Ho chiesto una forte iniziativa da parte dell’Ilo -ha riferito- su questo terreno sollecitando l’apertura all’interno di questa organizzazione di un forum, con i paesi che vi aderiscono, sulla responsabilità sociale delle imprese, sull’esempio di ciò che il governo italiano ha fatto recentemente a Venezia nella Conferenza europea. Così -ha spiegato- la globalizzazione può davvero avere una componente sociale rilevante, altrimenti rimane la giungla del Libero mercato senza regole che comporterà fatalmente forme di protezione da parte dei paesi che applicano gli standard sociali. Se invece la globalizzazione sarà temperata dall’attenzione alla dimensione sociale, potrà essere gestita”.
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