Pietro Pellegrini – Segretario nazionale Uila-Uil
Con l’incontro avvenuto il 19 marzo 2003 anche per la Peroni è iniziato il negoziato per il rinnovo dell’accordo integrativo di gruppo, un rinnovo spostato di un anno rispetto ad altre aziende. L’accordo infatti è scaduto il 31.12.2002 e rischia, considerato il ritardo con cui si inizia il negoziato, di sovrapporsi al rinnovo del Ccnl. Il nostro primo obiettivo è quindi quello di raggiungere un accordo in tempi rapidi, così da evitare rischi di slittamento.
Nel merito, vediamo gli aspetti più qualificanti contenuti nella piattaforma rivendicativa che è stata approvata dalla stragrande maggioranza dei lavoratori del gruppo e presentata all’azienda. Lo scenario che abbiamo davanti è quello di una azienda che in questi anni, al pari delle altre, vive un’evoluzione, in termini produttivi e commerciali e, per Peroni in particolare, anche in termini azionari; con l’uscita di Danone, che deteneva il 25% delle azioni, Peroni è infatti diventata completamente italiana.
Il mercato impone una competizione su parametri sempre più elevati; qualità e servizio ai clienti sono elementi vitali in un contesto dove i margini di crescita sono bassi e dove, a guadagnare, sono soprattutto i prodotti d’importazione. Nell’ultimo anno i consumi individuali di birra sono diminuiti notevolmente e Peroni ha perso più degli altri competitori. C’è quindi la necessità di rivedere le strategie aziendali produttive e di promozione per un prodotto che deve superare la stagionalità ed essere consumato tutto l’anno.
Il governo di questi processi passa attraverso un sistema di relazioni industriali forte e trasparente; abbiamo la comune necessità di individuare i problemi per tempo, trovare le soluzioni e intervenire prima che si verifichino momenti di criticità. Serve quindi un salto di qualità nel sistema di relazioni. Questo rilancio passa attraverso momenti di confronto, anche tecnico, e in tal senso è necessario migliorare la competenza dei soggetti coinvolti, con una maggiore e più puntuale informazione e formazione alle Rsu.
Formazione e mercato del lavoro, inquadramento professionale e orario di lavoro sono materie che possono essere discusse purché non si dimentichi mai che costituiscono un insieme di cui è necessario mantenere la coerenza. La richiesta di 50 ore di formazione pro-capite si spiega se, in una dimensione europea, si conviene sulla valorizzazione di tutta la forza lavoro presente in azienda, sia a tempo indeterminato che stagionale, attivando per quest’ultima il diritto di precedenza alla riassunzione. Sull’organizzazione del lavoro e il conseguente inquadramento professionale è necessario convenire appositi percorsi di crescita che, anche attraverso la formazione, la polivalenza e la polifunzionalità acquisita o esercitata, possano valutare periodicamente, a livello di sito, la rispondenza fra professionalità acquisita e quanto previsto dal contratto.
Una più articolata organizzazione del lavoro non può non influire sull’orario di lavoro, che deve comunque soddisfare la duplice esigenza produttiva e del lavoratore. A fronte di un maggiore utilizzo degli impianti deve corrispondere un recupero certo, attraverso l’attivazione anche di una banca ore su base volontaria che consenta la riduzione dello straordinario, il godimento dei riposi e, se necessario, assunzioni, anche part-time. Su appalti ed esternalizzazioni è utile una puntuale e preventiva informazione alle Rsu, tale da consentire un confronto rispetto alle ricadute occupazionali ma soprattutto sulla ricerca di soluzioni interne.
Per ultimo il salario. Abbiamo ribadito la validità del protocollo di luglio ‘93, con la richiesta di conferma dei parametri economici e aziendali in essere e l’introduzione di due nuovi parametri legati alla qualità e alla formazione; la richiesta economica è di 5.300 euro da articolare nel quadriennio. L’azienda si è riservata di dare una risposta nel prossimo incontro previsto per il 7 aprile, anche se non ha mancato di sottolineare l’onerosità delle richieste.