Giovanni Gorla – Presidente della Federazione imprese di servizi
La globalizzazione dei mercati, i processi di integrazione e sviluppo dell’Unione Europea e l’attuazione del federalismo pongono il Paese e il nostro sistema di imprese di fronte a una svolta epocale. Occorre adeguare il sistema di governo del Paese affinché il processo di decentramento sia realizzato tenendo conto dei delicati equilibri esistenti tra aree del Nord e del Sud. Sono necessari indirizzi legislativi che favoriscano i processi di liberalizzazione e di privatizzazione delle public utilities, soprattutto a livello locale. Deve essere valorizzato il ruolo delle imprese, tutelando i soggetti e le organizzazioni di piccole e medie dimensioni. Si deve tenere conto dell’autonomia, delle esigenze e del ruolo che la società civile assume in tale contesto, soprattutto se si considera che l’efficienza e i processi di ammodernamento della pubblica amministrazione necessariamente transiteranno anche da una fase di terziarizzazione.
Non solo il mondo politico centrale e locale si deve porre nell’ottica di governare tali processi, ma anche il sistema imprenditoriale si deve innovare con efficacia nei metodi e nella cultura. Per operare nel nuovo contesto deve emergere una nuova figura imprenditoriale per i settori dei servizi, che sappia adeguatamente calarsi nella realtà delle prospettive e della concorrenza che il mercato dei servizi richiede. Solo imprenditori che assumono strategie innovative saranno capaci di guidare una evoluzione dell’impresa di servizi verso un modello più adeguato in termini di offerta e di qualità produttiva.
C’è una linea di continuità fra i temi che FISE ha affrontato nei primi due Rapporti sui servizi e il terzo Rapporto sui servizi – “La finanza per le imprese di servizi”, presentato lo scorso 26 febbraio in Confindustria, alla presenza del presidente Antonio D’Amato. Intendiamo contribuire alla crescita di una cultura dei servizi parallela a quella del sistema di impresa. Con il primo Rapporto, nel 1999, ci eravamo posti l’obiettivo di fornire un quadro di insieme delle attività dei servizi alle imprese ed alla collettività e individuare prospettive e strumenti di sviluppo, normativi ed economici. Nel secondo Rapporto (2001) l’attenzione si era centrata sulla relazione tra servizi, sviluppo e occupazione in una fase di cambiamento strutturale del mercato, caratterizzato da una accentuata aggregazione della domanda, alla quale faceva peraltro riscontro una non corrispondente maturazione dell’offerta.
Il tema del terzo Rapporto è il difficile rapporto fra finanza e imprese di servizi. La debole struttura finanziaria delle nostre imprese è un ostacolo alla crescita, in un mercato sempre più competitivo che richiede la presenza di soggetti adeguati sotto il profilo dimensionale e qualitativo. Vi sono quindi necessità di sostegno e di accesso al credito in funzione delle esigenze della produzione e di una finanza dinamica.
Un dato sembra emergere con grande evidenza. Nel nostro Paese manca una conoscenza approfondita dell’economia dei servizi, mentre si esercita una grande capacità di analisi sui fattori che caratterizzano l’economia industriale, attraverso l’elaborazione di dati congiunturali e previsionali.
Occorre perciò continuare nel costante monitoraggio del settore dei servizi, che rappresenta un fondamentale fattore di competitività dell’intero sistema produttivo. Intrecciare dati di conoscenza e proposte di modifica normativa per realizzare più agevolmente interventi positivi che favoriscano sviluppo e occupazione; è questo il contributo che FISE intende dare per il superamento delle distorsioni che ancora caratterizzano il mercato e che non consentono alle imprese di esprimere le loro reali capacità.
Il Rapporto è incentrato su un problema specifico che riguarda, però, tutto il sistema produttivo e che necessita pertanto di scelte concrete: il finanziamento delle imprese di servizi, per le quali le difficoltà di accesso al credito appaiono oggettivamente più penalizzanti, dato che, per la particolare tipologia di attività che svolgono, esse tendono a presentare una marcata correlazione tra ridotta dimensione ed alta intensità di lavoro. Nei nostri settori di riferimento la tradizionale sottocapitalizzazione ed il razionamento del credito in un mercato aperto alle gare europee ed alla progressiva aggregazione della domanda di servizi incidono negativamente sulle prospettive di successo dell’impresa.
In un simile contesto le imprese di servizi italiane, che presentano strutturalmente le caratteristiche tipiche delle piccole e medie imprese, sono particolarmente esposte ad una spirale recessiva: incapacità di acquisire nuove e significative commesse, perdita relativa di quote di mercato, spostamento del core business sulla subfornitura, diffusione di rapporti di dipendenza rispetto a imprese estere di maggiori dimensioni. Da qui l’esigenza di introdurre correttivi, sul piano normativo e regolamentare, che ne possano sostenere l’attività. Non si tratta di elevare barriere alla libera concorrenza, ma di prevedere elementi di regolazione del mercato che rendano effettivamente concorrenziali e trasparenti gli affidamenti da parte degli enti pubblici, in una logica di evoluzione in senso industriale del comparto, rendendolo in grado di competere sullo scenario internazionale con un’offerta qualificata.
A sostegno dello sviluppo di un sistema imprenditoriale dei servizi appare dunque necessaria una politica industriale che ponga al centro la questione del finanziamento d’impresa. Non sollecitiamo, dunque, una politica agevolativa che generi benefici congiunturali, ma interventi mirati e coordinati che possano costituire una risposta strutturale alle difficoltà di finanziamento, particolarmente gravi per le imprese con prevalente incidenza del costo del lavoro.