Con la crisi economica, negli ultimi anni il ricorso allo sciopero si è concentrato “maggiormente” nel settore dei servizi, in particolare in quelli pubblici essenziali, rilevando una controtendenza rispetto a quanto avviene nell’industria. Nei servizi pubblici essenziali lo sciopero si mantiene a livelli “piuttosto elevati” e, nel 2016, si registra un trend complessivo in “lieve crescita” rispetto a all’anno precedente (nel trasporto aereo 215 proclamazioni lo scorso anno contro 153 nel 2015; in quello ferroviario 145 contro 113; nel trasporto pubblico locale 368 contro 377). E’ quanto sottolineato dal presidente della commissione di garanzia sugli scioperi, Giuseppe Santoro Passarelli, illustrando la relazione annuale della commissione di garanzia per lo sciopero dei servizi essenziali.
Il dato complessivo di tutte le proclamazioni di sciopero (nazionali, locali, settoriali, delle prestazioni straordinarie) si attesta a 2.352 rispetto a 2.261 dell’anno precedente. Gli scioperi effettuati sono stati nel complesso 1.488 lo scorso anno rispetto a 1.471 nel 2015. Le giornate interessate dalle azioni di sciopero, a seguito delle revoche delle parti in ottemperanza alle indicazioni preventive della commissione di garanzia, scendono però a 840 (nel 2015 erano 939).
Gli scioperi sono stati proclamati in larga parte nel rispetto delle norme di legge. La commissione è intervenuta con il proprio potere di segnalazione preventiva in 466 casi. Questi interventi hanno avuto un tasso di adeguamento pressoché totale (oltre il 96%). Sono infatti state solo 23 le delibere di valutazione del comportamento dei soggetti sindacali, dei singoli lavoratori, o dei datori di lavoro.
“Anche a fronte di un buon livello di rispetto delle regole – ha detto il garante degli scioperi – si è comunque di fronte a una conflittualità fisiologicamente elevata e non paragonabile a quella di altri Paesi europei di comprovata democrazia sindacale, nei quali tuttavia si sono registrati, proprio negli ultimi anni, cruenti fenomeni di aumento del conflitto collettivo nei servizi pubblici, sfociati in scioperi svolti senza alcuna garanzia di soglie minime per i cittadini utenti”.
La commissione di garanzia sugli scioperi ha svolto un’intensa attività consultiva e le audizioni nei confronti delle parti sociali, di propria iniziativa o a seguito di apposite richieste, sono state 36 nel 2016. “Se si escludono i periodi estivi e di vacanze il dato indica più di un’audizione a settimana”, ha sottolineato il garante.
“Si tratta certamente di un aspetto rivelatore della volontà della commissione di sviluppare un ampio confronto con i soggetti protagonisti delle relazioni industriali nel settore dei servizi pubblici – ha aggiunto – senza escludere, ove richiesto, una funzione di mediazione e di raccordo con gli interlocutori del Governo, per rappresentare eventuali profili critici delle vertenze, ai fini di una possibile soluzione. L’auspicio è quello di recuperare il valore del dialogo anche nell’ambito della leale collaborazione tra i poteri dello Stato, utile non solo per la composizione del conflitto collettivo, ma per rivalutare anche la funzione dei corpi intermedi e delle rappresentanze di interessi”.
Nel settore del trasporto pubblico locale (Tpl), nonostante il rinnovo del contratto il 28 novembre 2015, scaduto nel 2007, il conflitto si mantiene su livelli “alquanto elevati”, anche se si riscontra, nel 2016, una “lieve diminuzione di azioni di sciopero” rispetto all’anno precedente (250 rispetto alle 281 del 2015; le proclamazioni di sciopero sono invece state 368 rispetto a 377.
Anche nel Tpl si riscontra una percentuale di scioperi (oltre il 16%) dovuti alla mancata corresponsione delle retribuzioni ai lavoratori, a seguito del ritardo nel pagamento dei canoni da parte alle amministrazioni locali alle società alle quali è affidato il servizio. Nel trasporto ferroviario, nel quale si rileva un’accentuata frammentazione della rappresentanza sindacale, si registra un “incremento della conflittualità” rispetto al precedente anno (81 azioni di sciopero effettuate contro le 65 del 2015; le proclamazioni di sciopero sono state 215 contro le 113 dell’anno prima) per la vertenza legata al rinnovo contrattuale del settore mobilità e dei dipendenti del gruppo Forrovie dello Stato, che si è conclusa nel dicembre 2016.
Si rileva inoltre un incremento delle azioni di sciopero anche nel trasporto aereo: 118 astensioni rispetto alle 74 del 2015 (le proclamazioni sono state 215 contro le 153 dell’anno precedente), delle quali 49 di rilevanza nazionale. Le cause di insorgenza rimangono legate a vertenze per il rinnovo del contratto o a iniziative di ristrutturazioni aziendali, ma anche contro interventi legislativi o del Governo.
“E’ opportuno evidenziare come tutti gli interventi preventivi della commissione, con i quali si segnalavano violazioni della normativa – ha detto il garante degli scioperi – abbiano avuto pieno riscontro da parte dei soggetti collettivi proclamati. Ciò a conferma del grado di rispetto delle regole predisposte dalla regolamentazione del settore”.
“L’eccessivo ricorso allo sciopero – continua il garante – pone l’esigenza di una riflessione, nel momento in cui in alcuni servizi essenziali viene riproposto con una scadenza periodica, specie da alcune organizzazioni sindacali dall’incerta rappresentatività che vi ricorrono per avere autolegittimazione e visibilità piuttosto che in reale funzione di autotutela degli interessi collettivi”.
“Può così accadere che, oltre a esservi un utilizzo distorto del diritto di sciopero – ha proseguito – non vi sia proporzionalità fra il disagio causato agli utenti e lo sciopero proclamato senza un diffuso consenso sindacale”. Una possibile soluzione al problema potrebbe consistere “nell’affrontare il nodo della verifica della rappresentatività sindacale”.
Il presidente della commissione di garanzia ha spiegato che “senza voler pregiudicare il diritto costituzionale di tutti i sindacati a poter proclamare lo sciopero, appaiono ormai maturi i tempi per una seria riflessione, anche in sede legislativa, sull’opportunità di trovare dei sistemi di governo del conflitto che siano mutuati dai principi della democrazia rappresentativa e collegare, quindi, il potere di proclamazione dello sciopero, nel settore dei servizi pubblici essenziali, al raggiungimento di parametri di rappresentatività.
Utili parametri di riferimento possono, a tal fine, provenire dall’ordinamento intersindacale, quali per esempio le regole previste nel testo unico sulla rappresentanza sindacale del 2014, oltre che dal contributo della recente giurisprudenza della Corte Costituzionale. Regole certe in materia di rappresentatività contribuirebbero a rafforzare il senso di responsabilità e di impegno civile del sindacato”.
Per il garante degli scioperi “è evidente che un efficace sistema negoziale di regolazione del conflitto debba poter contare sulla solidità e sulla tenuta del sistema di contrattazione, vero strumento di composizione del conflitto. La conclusione e la puntualità nei rinnovi dei contratti collettivi sono elementi essenziali per un sano modello di relazioni industriali”.
A questo proposito, la commissione “intende richiamare l’attenzione delle istituzioni pubbliche sull’esigenza di individuare le risorse disponibili per la conclusione e i rinnovi dei contratti collettivi nazionali, dal momento che una persistente situazione di incertezza, a seguito della loro naturale scadenza, contribuisce ad alimentare il conflitto, spingendolo spesso anche fuori dal controllo dei sindacati”.
Per quanto riguarda l’utilizzo dell’assemblea sindacale quale strumento alternativo allo sciopero, la commissione “oltre a ribadire che il diritto di assemblea non può in alcun modo essere esercitato quale equivalente funzionale del diritto di sciopero, ha sottolineato, coerentemente con l’orientamento della Suprema Corte di Cassazione, il principio che l’esercizio di tutti i diritti sindacali si svolga nel rispetto dei principi della Costituzione, tra i quali è da ricomprendere il diritto dei cittadini a fruire dei servizi pubblici essenziali”.