Giovedì 12 novembre 2020, è stata sottoscritta l’ipotesi di accordo tra Asstel e Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil del Ccnl per i dipendenti delle imprese esercenti servizi di telecomunicazioni. L’ipotesi di accordo è stata nella stessa giornata sottoscritta anche da Ugl Telecomunicazioni.
Il testo in questi giorni passerà alla valutazione dei lavoratori e delle lavoratrici del settore al fine dello scioglimento della riserva.
Questo intesa, rappresenta, in un momento molto complicato per l’economia italiana, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, un segnale positivo importante basato essenzialmente su tre elementi distintivi: la centralità delle relazioni industriali, la trasformazione delle competenze in ottica di digitalizzazione del lavoro e l’investimento nella crescita della produttività.
Andiamo con ordine cercando di capire più in dettaglio come sono stati declinati questi tre elementi.
Il contratto delle telecomunicazioni sin dalla sua nascita nel 2000 si è sempre contraddistinto per il modello di relazioni industriali partecipativo volto essenzialmente a sviluppare e favorire il dialogo tra aziende e sindacati, fattore questo che negli anni è progressivamente cresciuto giungendo oggi a un livello di consolidamento molto elevato. Infatti, il primo elemento che emerge dalla lettura del testo è il ruolo che viene attribuito alla bilateralità sotto diverse forme: il Forum, la contrattazione d’anticipo, l’esigibilità dei contratti ed il Fondo bilaterale di Solidarietà del settore.
Il Forum, che già esiste da tempo, nato come momento di condivisione delle problematiche del settore oggi diviene il motore pulsante del settore per la definizione delle politiche industriali, rappresenta un momento non più di mera enunciazione di numeri e fatturati, bensì di costruzione di proposte di modelli di politiche industriali volte ad aprire un dialogo con la politica guardando sia agli investimenti e i conseguenti modelli di business sia alle politiche del lavoro.
Modelli di business e politiche del lavoro sono gli elementi chiave di questo rinnovo, infatti, le parti si sono impegnate ad affrontare congiuntamente davanti al governo temi di rilevanza strategica come la trasformazione futura del CRM; è stato recepito l’accordo quadro del 21 febbraio del 2019 che definiva un codice di condotta tra committenti e outsourcers, inoltre sono state recepite le linee guida sul lavoro agile (siglate tra Asstel e sindacati del settore il 30 luglio 2020) che definivano temi importanti come l’orario di lavoro, il diritto alla disconnessione e le azioni di Welfare a supporto.
Questa elencazione fa chiaramente capire come il nuovo Ccnl abbia fortemente investito in un sistema relazionale che interpreta il confronto con le organizzazioni sindacali non come un semplice momento “di scambio tattico” bensì come un momento di strategia industriale. È talmente forte, ed eticamente rilevante questo modello di confronto che, in modo assolutamente pionieristico e coraggioso, è stata introdotta la cosiddetta “clausola di esigibilità dei contratti”.
Vale la pena, a mio modesto avviso, spendere qualche parola su questo tema, infatti per la prima volta si assiste alla definizione di una completa procedura di esame e controllo degli impegni reciprocamente assunti tra le parti in sede di contrattazione introducendo, laddove si rendesse necessario, un confronto all’interno di commissioni bilaterali territoriali, nazionali e di saggi volte dirimere eventuali controversie interpretative, giungendo a definire in estrema “ratio” anche una sanzione economica di 400 euro a carico della parte inadempiente da destinare ad iniziative benefiche.
Altro elemento, di rilevanza strategica per il settore è stata la volontà di costituire un “Fondo Bilaterale di Solidarietà” finanziato per 2/3 dalle aziende e per 1/3 dai lavoratori, definendo come base di calcolo lo 0,45% della retribuzione imponibile. Tale contribuzione diventerà effettiva una volta completato l’iter autorizzativo previsto per legge.
Aldilà dei tecnicismi, questa iniziativa è una concreta attuazione delle cosiddette politiche attive del lavoro tese ad accompagnare la trasformazione del settore verso una maggiore digitalizzazione contribuendo alla distribuzione di risorse a sostegno della riconversione professionale, della riduzione dell’orario di lavoro, della gestione delle efficienze nonché un sostegno integrativo agli attuali ammortizzatori sociali.
Il tema della trasformazione digitale e del capitale umano sono gli altri due fattori che completano le azioni previste da questo contratto.
Spicca in modo evidente il grande lavoro che le parti sociali hanno condotto nello stravolgimento della declaratoria dei profili professionali, assistiamo ad una profonda rivisitazione dei profili inquadramentali che vede la cancellazione dei profili obsoleti e la definizione di nuove figure professionali innovative quali a titolo puramente esemplificativo: “ web producer, analista cyber security, social media specialist, big data analyst, big data scientist, data inteligence, agile pratictioner, ect”. Solo questo semplice elenco, trasmette immediatamente come il contratto Tlc sta evolvendo verso un contesto più globale iniziando a dare risposte complete anche a un tessuto industriale multinazionale.
Tale trasformazione, sicuramente frutto di un dialogo sindacale maturo e consolidato, trova ulteriore conferma anche nella definizione del cosiddetto schema comune che le parti hanno condiviso in materia di controllo a distanza (cfr Art 4 Statuto dei lavoratori), uno schema che ha lo scopo di fugare il campo da inutili azioni di controllo individuale, promuovendo l’introduzione di sistemi e processi tecnologiche che supportino la qualità del servizio erogato da imprese e lavoratori nel pieno rispetto della tutela dei diritti degli stessi lavoratori.
Questa profonda trasformazione dei profili professionali ha determinato una conseguente rivisitazione della scala paramentrale rendendo, conseguentemente anche maggiormente sostenibile l’incremento del costo del lavoro che ha visto definire in questo rinnovo, in linea con le previsioni di Confindustria, l’erogazione di un elemento retributivo di settore (ERS) collegato all’andamento della produttività del settore.
La scelta di riconoscere una partita economica in base all’andamento della produttività del settore segna una profonda trasformazione nella cultura dei rinnovi contrattuali: tale impostazione infatti, contribuirà a stimolare maggiormente il contributo dei lavoratori e delle imprese verso la trasformazione digitale del settore.
In conclusione, possiamo affermare che questo rinnovo contrattuale offre un valido esempio di come sia possibile far evolvere un contratto collettivo nazionale abbandonando le vecchie liturgie sindacali “dello scambio” per costruire un modello di contrattazione d’anticipo basato sul dialogo lineare e trasparente volto a catturare preventivamente i cambiamenti e le necessità definendo le idonee soluzioni.
Massimo Forbicini