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Home - Approfondimenti - La nota - Stellantis nascerà ma, intanto, Fca e Psa stringono la cinghia

Stellantis nascerà ma, intanto, Fca e Psa stringono la cinghia

di Fernando Liuzzi
15 Settembre 2020
in La nota
Stellantis nascerà ma, intanto, Fca e Psa stringono la cinghia

Ieri due notizie dal mondo di Fca/Psa, le due case costruttrici che si sono impegnate a  fondersi per realizzare quello che dovrebbe essere il quarto gruppo automobilistico mondiale. Quel gruppo cui, già prima della sua vera e propria nascita, è stato attribuito il nome, allo stesso tempo augurale e ambizioso, di Stellantis.

Due notizie contemporanee, dunque, ma diverse per origine, argomento e pubblico di riferimento. Tanto che c’è da dubitare che una regia più o meno accorta abbia deciso di farle uscire lo stesso giorno. E’ anzi più probabile che la loro vicinanza temporale sia, almeno relativamente, casuale.

Ma cominciamo da quella che si presenta come la più importante. Si tratta di una notizia di natura finanziaria, che trae origine da un comunicato congiunto di Fca e Psa uscito sui siti delle due case costruttrici nella serata di ieri, 14 settembre.

Dal comunicato si apprende che Fca e Psa hanno deciso di “modificare alcuni termini del Combination Agreement”, ovvero dell’accordo “vincolante”, annunciato il 18 dicembre 2019, relativo alla loro futura fusione. Premesso che viene confermato l’obiettivo secondo cui “il completamento dell’operazione dovrebbe avvenire entro la fine del primo trimestre del 2021”, il comunicato spiega che lo scopo della modifica apportata è quello di “rafforzare ulteriormente la struttura del capitale iniziale di Stellantis”.

Perchè e come viene dunque effettuato tale rafforzamento? Partiamo dallo scopo dichiarato del “rafforzamento”. “Le parti”, è scritto nel testo, “hanno concordato le modifiche con l’obiettivo di affrontare l’impatto in termini di liquidità che la pandemia da COVID-19 ha sull’industria automobilistica”, nonché di perseguire tale obiettivo “preservando il valore economico e i fondamentali equilibri del Combination Agreement originario”.

Par dunque di capire che, in una situazione in cui gli effetti della pandemia da Covid-19, a partire dai lockdown realizzati nei vari Paesi, hanno pesantemente colpito l’industria dell’auto anche in termini del numero di autovetture vendute e dunque di incassi ricavati, nell’ambito del lavoro di preparazione dell’annunciata fusione tra Psa e Fca si sia posto, con particolare urgenza, il problema della liquidità, ovvero delle risorse finanziarie materialmente disponibili.

Di qui la necessità di far ricorso a mezzi propri. Necessità cui i due Gruppi dovevano far fronte non solo con rapidità, ma anche “preservando”, come si è visto, i “fondamentali equilibri” del Combimation Act. Un documento, questo, basato su una logica rigorosamente fifty-fifty, ovvero 50% contro 50%.

Ecco dunque la soluzione trovata. Nell’accordo dell’anno scorso era previsto che, prima della fusione, Fca avrebbe distribuito ai suoi azionisti un dividendo straordinario di 5,5 miliardi di euro. Adesso, con l’intesa annunciata ieri, tale dividendo straordinario scende a un totale di 2,9 miliardi di euro, realizzando un risparmio societario di 2,6 miliardi.

D’altra parte, l’accordo originario prevedeva anche che, sempre prima della fusione, tra i soci di Psa venissero distribuite le azioni di Faurecia, un’azienda produttrice di equipaggiamenti auto controllata dalla stessa Psa grazie a una quota maggioritaria pari al 46% del suo capitale. Adesso, questo 46% sarà suddiviso in due parti uguali: 23%, pro quota, agli azionisti di Psa e 23%, sempre pro quota, a quelli di Fca. Tenendo presente che, ai prezzi attuali, il valore di ognuna di queste due parti dovrebbe aggirarsi attorno a 1,3 miliardi di euro.

Forse per attenuare una certa delusione che tali notizie potrebbero generare fra gli attuali azionisti, il comunicato aggiunge che i Consigli di Amministrazione di Psa e Fca “valuteranno una potenziale distribuzione di 500 milioni di euro agli azionisti di ciascuna società prima del closing o, in alternativa, una distribuzione di 1 miliardo di euro da corrispondere, successivamente al closing, a tutti gli azionisti di Stellantis”.

Morale della favola. La pandemia ha colpito duramente anche l’industria dell’auto, ma Psa e Fca, pur essendo consapevoli di agire in un contesto di per sé attualmente non favorevole, sono comunque  intenzionate a portare avanti il progetto della loro fusione. Di più. Essendo convinte della bontà delle ragioni industriali del loro progetto, sono disposte a correre il rischio di scontentare oggi i loro azionisti pur di “rafforzare” la “struttura del capitale iniziale di Stellantis”. Insomma, meno reddito per gli azionisti e più capitale di rischio. Prendiamo atto.

La seconda notizia, anche se proviene dallo stesso mondo, ha invece un valore più circoscritto. Domestico, staremmo per dire. Ma ha comunque dei risvolti più generali.

In parole povere, per la giornata di ieri Fca aveva organizzato a Torino un evento, ovvero un fatto-notizia, consistente nella presentazione di un progetto relativo al campo della cosiddetta e-mobility, ovvero la mobilità basata sull’utilizzo di energia elettrica (ovviamente, immagazzinata entro apposite batterie).

In pratica, assieme a Terna e a Engie Eps, Fca ha realizzato a Mirafiori un impianto volto a consentire l’interconnessione fra autovetture e rete elettrica. Dai 64 automezzi che già oggi possono essere ospitati nell’impianto, si punta ad arrivare a 700 automezzi entro la fine del 2021.

Il progetto è stato denominato V2G, una specie di acronimo che sta per Vehicle-to-Grid, e consiste nella attuazione dell’idea di realizzare un’interazione fra il parco macchine e la rete elettrica, rendendo possibile, e, in determinate circostanze, conveniente, non solo l’alimentazione dei veicoli elettrici grazie alla rete, ma anche un ritorno energetico dalle batterie montate sugli autoveicoli verso la rete stessa.

Il tutto – l’evento, vogliamo dire – a un duplice scopo. Da un lato, uno scopo relazionale. Nell’occasione, Pietro Gorlier, responsabile Emea (Europe, Middle East, Africa) di Fiat Chrysler, si è fatto fotografare mentre, assieme al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, mimava l’attacco di una Fiat 500 elettrica a una colonnina distributrice di energia.

Dall’altro, un duplice scopo comunicativo. Ovvero presentare un’immagine più accattivante e adatta ai tempi di Fca come azienda green, molto interessata sia alla produzione di veicoli elettrici che alla costruzione di una rete infrastrutturale capace di rendere più facile l’alimentazione delle vetture elettriche e quindi più credibile la loro diffusione. Ma anche, presentare un’immagine di Fca  intesa come azienda affezionata a Torino e, in particolare, all’area di Mirafiori. Non per caso, oltre al citato Ministro, e al Presidente di Exor e Fca, nonché futuro Presidente di Stellantis, John Elkann, all’evento era presente anche la Sindaca del capoluogo piemontese, Chiara Appendino. Quasi a mostrare che una certa propensione antigovernativa, attribuita a Exor a causa dello schieramento assunto dal quotidiano “La Repubblica” e dal settimanale “L’Espresso”, capifila del gruppo editoriale Gedi posseduto da Exor, appartengono forse più al  mondo delle fantasie giornalistiche che non a quello della realtà industriale. Del resto, la dinastia Agnelli ha sempre seguito il principio  secondo cui una grande azienda è, di necessità, filo-governativa.

@Fernando_Liuzzi

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