La caduta del Pil italiano del secondo trimestre “è associata a estesi segnali di ripresa emersi, da maggio, per la produzione industriale e da giugno per i nuovi ordinativi della manifattura e per le esportazioni che hanno riportato forti incrementi sia verso i mercati Ue sia verso quelli extra-Ue, interessando tutte le principali categorie di beni”. È quanto stimato dall’Istat che ha diffuso la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana.
A luglio, stime preliminari sui flussi commerciali con i paesi extra-Ue indicano la prosecuzione della fase di risalita delle vendite all’estero mentre ad agosto il clima di fiducia delle imprese ha confermato i segnali positivi la cui diffusione coinvolge quasi tutti i settori anche se con intensità diverse.
A luglio, si sono registrati i primi segnali di recupero anche per l’occupazione accompagnati da una intensificazione della ripresa delle ore lavorate pro capite.
Ad agosto, si è ampliata la tendenza alla flessione dei livelli dei prezzi al consumo, ancora condizionati dalla caduta tendenziale delle quotazioni dei prodotti energetici.
Nel secondo trimestre, il prodotto interno lordo (Pil) ha registrato un calo senza precedenti (- 12,8% rispetto al primo trimestre) condizionato negativamente sia dalla domanda interna (-9,5 punti percentuali) sia da quella estera netta (- 2,4 punti percentuali), a sintesi di una riduzione congiunturale delle esportazioni più marcata di quella delle importazioni (rispettivamente – 26,4% e – 20,5%).
La caduta della domanda interna è stata determinata dalla marcata riduzione dei consumi (- 8,7% la variazione congiunturale in T2), condizionati dalla contrazione di acquisti di beni durevoli (- 21,4%) e servizi (- 15,8%), e degli investimenti (- 14,9%), con significative riduzioni diffuse tra le tipologie a eccezione di quelli in proprietà intellettuale (- 0,9%).
Tra aprile e giugno, il valore aggiunto è caduto in tutti i settori economici: – 22% nelle costruzioni, – 19,8% nell’industria in senso stretto e – 11,0% nei servizi. Tuttavia, la media trimestrale ha sintetizzato andamenti mensili eterogenei legati alla tempistica di applicazione delle misure di lockdown: alla marcata contrazione di aprile è seguita una ripresa a maggio e giugno quando la produzione industriale, gli ordinativi della manifattura e le vendite al dettaglio hanno mostrato segnali decisamente positivi.
Le informazioni disponibili per i mesi di luglio e agosto, seppure ancora parziali, suggeriscono il proseguimento della fase di ripresa.
A luglio, sembrano emergere segnali di recupero anche per l’occupazione insieme al proseguimento della ricomposizione tra disoccupazione e inattività. Dopo quattro mesi di flessioni consecutive, l’occupazione è cresciuta di 85mila unità rispetto a giugno (+ 0,4%), con un significativo miglioramento dell’occupazione femminile (+ 80mila) e, dal punto di vista delle tipologie occupazionali, dei dipendenti (+ 145mila, + 0,8%).
Contestualmente, è cresciuto il numero di persone alla ricerca di lavoro (+ 134mila) mentre si è ridotto quello degli inattivi (- 224mila). E’ proseguita la fase di recupero dell’intensità lavorativa degli occupati: il numero di ore pro capite effettivamente lavorate è stato pari a 33,1 ore, un livello di sole 1,2 ore inferiore a quello registrato a luglio 2019. Per i dipendenti il gap rispetto all’anno precedente è ancora più ridotto (- 0,8 ore).
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