I dati sulla produzione industriale diffusi dall’Istat “non ci colgono di sorpresa. I numeri registrano ciò che sappiamo: che l’industria in questi mesi è stata sostanzialmente fermata. Fermo che si è riverberato, ad aprile, sulla mancata vendita di autoveicoli e sulle pesanti perdite nei settori moda e trasporti”. Lo dice il segretario confederale della Cgil, Emilio Miceli, commentare i “prevedibili” dati dell’istituto di statistica.
Secondo la Cgil “il fattore tempo continua ad essere decisivo.
E’ importante sapere quante risorse vengono messe a disposizione con fondi nostri ed europei, attraverso finanziamenti o ricapitalizzazioni, ma sapere quando diventeranno fruibili è ancora più decisivo. Non possiamo arrivare in ritardo perché perderemmo quote di mercato a beneficio degli altri. Dovremo essere rapidi negli aiuti a chi è in difficoltà e nell’indirizzare una quota consistente degli investimenti pubblici per aiutare il sistema d’impresa a cambiare il modo di produrre ed il prodotto”.
I dati rivelano soprattutto che “la dimensione della crisi è davvero molto seria – prosegue Micheli – e ci attende una fase dura nella quale sarà necessario tutto il senso di responsabilità degli attori istituzionali, sociali e politici. Siamo di fronte ad una situazione i cui effetti ancora non percepiamo fino in fondo. Questi numeri e le stime dell’Ocse su Pil e debito ci mettono di fronte a scenari mai conosciuti sia sul versante economico che sui livelli occupazionali. Senza una forte coesione e un forte indirizzo unitario in sede europea non saremmo in grado di fronteggiare uno scenario così impegnativo”.
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