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Home - Approfondimenti - Analisi - Nell’Ue la parita di genere e’ ancora una chimera

Nell’Ue la parita di genere e’ ancora una chimera

di Alessandra Servidori
4 Novembre 2019
in Analisi

La Commissione ha attuato negli anni diverse misure per diminuire il divario che si è creato tra sesso maschile e femminile. Infatti nel 2015 è stato adottato il documento dal titolo “Strategic Engagement for Gender Equality 2016-2019” dove vengono indicate le priorità perseguite quali: partecipazione al mondo del lavoro e indipendenza economica femminile; riduzione del “pay gap” e della povertà femminile; eguaglianza tra i sessi a livello di “decision-making”; contrasto alla violenza di genere; promozione dell’eguaglianza di genere a livello globale e nelle relazioni esterne dell’UE.Il valore viene calcolato tenendo conto di più aspetti quali: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute, violenza sulle donne e disuguaglianze intersezionali. L’UE continua il suo passo lento ma costante  per quanto riguarda i progressi della parità di genere. L’ultimo indice sull’uguaglianza di genere dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) mostra che il punteggio dell’UE per l’uguaglianza di genere è salito di un punto a 67,4, dall’edizione 2017. La Svezia continua ad essere in testa alla classifica UE, con 83,6 punti, seguita dalla Danimarca con 77,5. La Grecia e l’Ungheria hanno il terreno più ampio da recuperare, con entrambe segnano meno di 52. l’Italia: con un punteggio di 63 punti su 100, è al 14 ° posto nell’UE per l’uguaglianza di genere e sotto di 4,4 punti rispetto alla media UE. Il miglior promotore è il Portogallo, con un aumento di 3,9 punti, seguito da vicino dall’Estonia con 3,1 punti. L’equilibrio tra vita professionale e vita privata e la sua connessione con l’uguaglianza di genere sono al centro dell’attenzione dell’indice di quest’anno. Il congedo parentale è una delle misure politiche importanti per sostenere i genitori che bilanciano le mansioni di cura con il lavoro, ma non è disponibile per tutti. Nell’UE, il 28% delle donne e il 20% degli uomini non sono ammissibili al congedo parentale. L’accesso a servizi di assistenza all’infanzia accessibili e di buona qualità è importante per l’equilibrio tra lavoro e vita privata, ma non sono solo i bambini che hanno bisogno di cure. I tassi di invecchiamento e disabilità sono in aumento nell’UE, il che fa aumentare la domanda di servizi di assistenza a lungo termine per le persone anziane e le persone con disabilità. Le donne in età pre-pensionistica svolgono la maggior parte dell’assistenza informale a lungo termine nell’UE. La differenza è notevole nella fascia di età 50-64 anni: il 21% delle donne e l’11% degli uomini si prendono cura degli anziani e / o delle persone con disabilità almeno diversi giorni alla settimana. Ci stiamo muovendo nella giusta direzione ma siamo ancora lontani dal traguardo. L’ indice, che stabilisce un punto di riferimento per la parità di genere nell’UE, mostra che quasi la metà di tutti gli Stati membri scende al di sotto del segno dei 60 punti. Poiché il nuovo Parlamento e la Commissione dell’UE definiscono e rinnovano le priorità dell’UE per il prossimo quadro strategico, è fondamentale che l’uguaglianza di genere acquisisca velocità “, ha affermato Virginija Langbakk, direttore dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE).  In Italia tra il 2005 e il 2017, il  nostro punteggio  è aumentato di 13,8 punti. L’Italia sta progredendo verso l’uguaglianza di genere a un ritmo molto più rapido rispetto agli altri Stati membri dell’UE. Però in tutti i sei settori considerati dall’indice siamo sotto ai punteggi dell’UE, ma eccelliamo nel campo della salute, per cui raggiungiamo un punteggio di 88,7 su 100. Riteniamo di essere in buona salute: lo pensa il 74% delle donne e l’80% degli uomini.  Sul  punto potere (47,6 punti), sul “tempo” (59,3 punti) e sul “lavoro” (63,1 punti). Purtroppo, L’Italia ha il punteggio più basso di tutti gli Stati membri dell’UE nel settore del lavoro.: il tasso di occupazione  è pari al  53% per le donne e al  73% per gli uomini, e il nostro paese ha mancato l’obiettivo UE 2020 di occupazione nazionale del 67-69% (siamo al 63%).Sul punto tempo addirittura siamo peggiorati tanto che dal 2005 l’Italia ha peggiorato la performance di quasi un punto. Secondo l’indicatore “le donne hanno una probabilità quattro volte maggiore (81%) rispetto agli uomini (20%) di trascorrere del tempo cucinando e facendo i lavori di casa ogni giorno per almeno un’ora. Siamo in miglioramento soprattutto per il potere  dal 2005 siamo saliti di  31,5 punti con  la Legge Golfo Mosca, grazie alla quale tra il 2005 ed il 2018 siamo passati dal 3% al 36% di donne nei CDA delle maggiori società quotate in borsa. Le quote di genere   hanno contribuito all’aumento della percentuale di donne parlamentari che è passata dall’11% nel 2005 al 34% nel 2018; nello stesso periodo la percentuale di donne ministre  è passata dal 9% al 22%.Sul versante conoscenza, siamo migliorati di 7,1 punti dal 2005 al 2018, arrivando a un punteggio di 61,2, e siamo così collocati al 12°  posto nella classifica UE. Come osserva l’indice: “Ci sono miglioramenti sia nella realizzazione che nella partecipazione, oltre alla segregazione di genere” .Sia donne  che uomini si impegnano nell’apprendimento permanente (13% per entrambi), ma il tasso è il settimo più basso dell’Unione.Per quanto riguarda il settore denaro il  punteggio è di 78,8, con un miglioramento di 2,6 punti rispetto al 2005.  Anche se sia uomini che donne guadagnano di più, rimane il gender pay gap: le donne guadagnano il 18% in meno rispetto agli uomini. Peggiore la situazione per le donne sposate: “nelle coppie con figli le donne guadagnano il 30% in meno rispetto agli uomini (il 26% in meno nelle coppie senza figli)”, e il livello di istruzione non aiuta: il divario nei salari tra uomini e donne salari per le donne con livelli di istruzione elevati è del 35%, mentre si riduce a circa il 25% per donne con livelli di istruzione bassi o medi.Il rischio di povertà per le donne è del 20% ed è aumentato per gli uomini dal 16% al 18%. Piu’ vulnerabili sono i genitori single, le donne single e le persone migranti. Siamo convinte che la  direttiva sull’equilibrio tra lavoro e vita privata adottata quest’anno cambierà  il modo di rapportarsi tra  donne e  uomini in Europa. Le regole sosterranno una più equa condivisione delle responsabilità di cura, che consentirà alle donne di rimanere nel mercato del lavoro e assumere ruoli o posizioni dirigenziali sfidanti , ed è una affermazione  di cui è pienamente convinta  Věra Jourová, Commissaria europea per la giustizia, i consumatori e l’uguaglianza di genere.

Alessandra Servidori

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