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Home - Approfondimenti - Interviste - Rider “ribelli’’, cresce la protesta. Il portavoce romano: “il ministro si faccia gli affari suoi’’

Rider “ribelli’’, cresce la protesta. Il portavoce romano: “il ministro si faccia gli affari suoi’’

di Nunzia Penelope
30 Settembre 2019
in Interviste
Rider “ribelli’’, cresce la protesta. Il portavoce romano: “il  ministro si faccia gli affari suoi’’

Nicolo’ Montesi, 22 anni, è il portavoce romano dei ‘’rider ribelli’’. Lo raggiungiamo al telefono, mentre manifesta sotto il ministero del Lavoro contro il decreto che, secondo i ‘’rivoltosi’’, impedirebbe loro di lavorare e guadagnare. Domani Nicolo’, con altri colleghi di Milano e Firenze, sarà in audizione al Senato, mercoledi vedrà la parlamentare Pd Debora Serracchiani, giovedi una delegazione dei 5 Stelle. Un movimento di protesta che cresce e che, tuttavia, desta alcuni ‘’sospetti’’: c’e’ perfino chi si immagina che dietro ci siano le stesse aziende di delivery.

Nicolo’ è cosi’? Voi rider ‘’ricchi’ siete in realta’ una montatura mediatica?

Guardi, stamattina siamo in cinquanta in presidio qui sotto il ministero del Lavoro, e siamo pochi perchè abbiamo avuto solo due giorni per organizzarci. Ma la nostra piattaforma ha oltre 700 firme e crescono continuamente. Non siamo una montatura mediatica.

Firme identificabili, o firme così a casaccio?

Firme vere, con nome cognome e mail. Quello che vorremmo far capire è che noi non siamo sfruttati: il contratto che abbiamo firmato è molto chiaro, nessuno ci ha obbligato, e le condizioni che abbiamo accettato ci stanno bene.

Ci sono altre rappresentanze di rider che la pensano all’opposto, però.

Quelli che protestano hanno cinque o sei ordini nell’arco di un anno. E, su questa base, si sono eletti come unici rappresentanti della nostra categoria. Le pare giusto?

Ma perche voi vi fate sentire solo adesso? Del decreto si parla da più di un anno.

Intanto, non ci aspettavano che poche persone potessero fare tutto quel casino mediatico, facendo passare l’idea del lavoro sfruttato. Quanto al decreto, sa com’è, in Italia i giornali parlano continuamente di decreti, di ogni genere, poi non succede mai niente. Invece stavolta abbiamo sentito che il nuovo ministro Nunzia Catalfo ha annunciato che prenderà’ delle precise misure, e per noi è stata una vera bomba.

Torniamo al punto che ha destato piu’ scalpore, e cioè che un rider, cioè l’esempio stesso della miseria della gig economy, possa guadagnare così tanto.

Non siamo tutti così. Per me è un lavoro a tempo pieno, ma ci sono anche tanti altri ragazzi che magari studiano e lo fanno a tempo parziale. Quindi prendono molto meno. Un nostro collega, per esempio, ora smettera’ per due o tre mesi, perche’ gli iniziano i corsi all’università e deve frequentare,  ma riprenderà in seguito.

Si obietta però su come possiate arrivare a guadagni così alti. Quante ore lavorate?

Posso dirle quanto lavoro io: mediamente dieci ore al giorno, sei giorni su sette. E porto a casa mediamente 2.500 euro lordi al mese. In certi periodi di picco si può lavorare anche di più, e ovviamente si guadagnano i 3.500 euro di cui ha parlato il collega di Milano, Paolo.

Ma non le sembrano troppe queste dieci, anche dodici o tredici ore di lavoro?

No, perchè è come se avessi una mia attività: se ho un negozio, e decido di stare dietro il bancone tutto il giorno, sono affari miei, non mi costringe nessuno. Per questo dico che è assurdo parlare di sfruttamento.

Come è organizzato il suo orario?

Lavoro da mezzogiorno alle 16, poi stacco e riprendo alle 19, fino attorno all’una di notte.

E quante consegne riesce a fare?

In dieci ore sbrigo circa 25 ordini. La media del pagamento è di 4,50-5 euro a ordine. Ma dipende dalle distanze. La base di pagamento è 2,20  per ordine, più 45 cent a chilometro.

Se sono tutti vicini il pagamento è inferiore, ma significa che posso fare più consegne; se sono lontani, l’azienda paga cifre molto superiori, anche 25 euro. Apparentemente sembra poco conveniente per l’azienda, ma lo fa per non perdere il cliente, e se non ci sono altri rider in zona li manda anche da molto lontano.

Lei si muove in bici o in motorino?

Motorino. E non di mia proprietà ma in affitto, perchè così con 200 euro al mese sono coperto di tutto,  usura, eventuali guasti, assicurazione, eccetera.  I colleghi che si muovono in bici ovviamente fanno un po’ meno consegne, ma anche loro si aggirano sui 1800 euro al mese.

Va bene, ma se poi vi ammalate, un problema qualsiasi e non potete lavorare, chi vi copre?

A me non interessa essere coperto quando sto male. Con duemila euro al mese mi pago anche i periodi di malattia. E poi tutti ci siamo fatti un’ assicurazione, con dieci euro al mese, con qualunque compagnia. Sul capitolo assicurazioni, per esempio, si potrebbe aprire un confronto, per migliorarle.

Ha fatto altri lavori prima di questo?

Si, e non mi sono piaciuti. Per esempio, ho fatto il direttore di sala in un ristorante, mi davano 900 euro al mese, di cui metà in busta e metà in nero. Poi ho trovato questo lavoro, e ora sono contento.

Ma vede prospettive di carriera? O pensa di fare questo tutta la vita?

Senta, io ho 22 anni, guadagno bene, tra poco andrò a vivere con la mia fidanzata, che ancora studia. Con duemila euro al mese possiamo vivere dignitosamente. Ma non siamo tutti giovani: c’e’ per esempio una signora di 55 anni, separata e con due figli a carico, che grazie a questo lavoro riesce ad andare avanti, altrimenti mi dice lei chi l’assumerebbe alla sua età? Lei mi chiede quali ‘’prospettive di carriera’’. Non so cosa intende. Io guardo a oggi. Non so se ci sono prospettive di ‘’crescita’’. So che un nostro collega ha chiesto all’azienda di passare al lavoro di ufficio, e infatti ora lavora li’. A me ora va benissimo come sto e quello che faccio.

Avete inviato mail e comunicati stampa a tutto il mondo politico. Domani andrete in Senato per l’audizione, cosa direte?

Quello che sto dicendo a lei. Sperando che ci ascoltino e capiscano.

E al ministro Catalfo cosa  vorreste dire?

Il ministro è l’unica che non ci ha mai risposto alle nostre richieste di incontro. La sola cosa che vorrei dirle è: ‘’si faccia gli affari suoi’’.

Nunzia Penelope

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Vicedirettrice de Il Diario del lavoro

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Una lettera dei “riders veri” al Diario del Lavoro

di redazione

Il diario del lavoro ha dedicato la newsletter della scorsa settimana alla questione dei riders che protestano contro il decreto del governo, richiamandosi in particolare alla storia di Nicolo' Montesi, che del movimento dei ''rider veri'' e' il portavoce. Montesi stesso ci ha risposto, con la lettera che pubblichiamo di seguito:

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