Interventi di codificazione e razionalizzazione delle leggi in materia di lavoro possono essere visti con favore, purché non si intenda ridisciplinare da capo intere materie già confluite in testi unici o già caratterizzate da stabilità normativa e purché vengano pensati in modo sinergico e coerente con altri su materie attinenti, senza trascurare la necessità di attuare molte disposizioni ancora inapplicate.
Lo hanno sostenuto i rappresentanti dell’Alleanza delle Cooperative Italiane nel corso dell’audizione sul disegno di legge delega al governo per la semplificazione e codificazione in materia di lavoro svoltasi presso l’XI Commissione del Senato.
Nel sottolineare l’esigenza che qualsiasi intervento in materia di lavoro salvaguardi le specificità dell’ordinamento cooperativo, i rappresentanti dell’Alleanza hanno espresso condivisione per gli obiettivi di fondo del DdL, evidenziando però la necessità di determinare in modo più coerente e puntuale i criteri di delega, per evitare di procedere ad un’ennesima riforma “omnibus” di cui non si avverte certo il bisogno a pochi anni di distanza dalla precedente.
I rappresentanti dell’Alleanza si sono poi soffermati su alcuni capitoli indicati nel DdL. Sull’apprendistato, ricordando l’accordo sottoscritto con Cgil-Cisl-Uil per agevolare l’utilizzo del contratto per tutte le sue tipologie, hanno indicato l’esigenza di superare il pregiudizio di fondo di non attribuire vero valore alla formazione on the job e alla funzione formativa delle imprese. Riguardo alle politiche del lavoro, hanno sottolineato la necessità di portare a compimento e rendere operativo il sistema delle politiche attive, attraverso una leale collaborazione con le Regioni ed evitando di mettere nuovamente in discussione i profili di governance, e di chiarire se oggetto della delega siano anche le politiche passive.
In riferimento al tema dell’eccesso di regolazione rispetto a quanto richiesto dall’UE, ribadendo la contrarietà al mancato rispetto delle disposizioni europee ed al dumping salariale e sociale derivante da un utilizzo improprio del distacco transnazionale, i rappresentanti dell’Alleanza hanno sottolineato che spesso le imprese italiane debbono osservare vincoli ed oneri più penalizzanti di quelli previsti dal legislatore europeo, ad esempio nel caso del contratto a tempo determinato per il quale, in assenza di una espressa previsione in tal senso della disciplina comunitaria, il legislatore italiano ha riproposto l’obbligo di una causale. A tale proposito, hanno rinnovato l’invito a prevedere almeno la possibilità, per la contrattazione collettiva leader, di aggiungere ulteriori casistiche e fattispecie per la stipula di questo tipo di contratto.
A conclusione dell’audizione, il suggerimento di introdurre meccanismi di monitoraggio nell’attuazione della delega e di coinvolgimento delle parti sociali comparativamente più rappresentative nella predisposizione degli schemi dei decreti legislativi.
E.G.