“Siamo molto critici sul salario minimo perché il salario non può essere una variabile indipendente dalle trattative che facciamo per i grandi contratti che si realizzano con le grandi organizzazioni sindacali. Più che un salario minimo occorre elevare i salari dei lavoratori e agire sulla leva fiscale”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, a margine della presentazione dei dati dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione. “Se il salario minimo – ha precisato Boccia – diventa un costo per le imprese, a parte che c’è una incoerenza con la flat tax, diventa un problema. Noi abbiamo un cuneo fiscale, tasse e contributi, sui salari che incide tra il 70% e il 120%”.
A chi gli ha chiesto se il salario minimo possa portare a un aumento dei consumi, Boccia ha replicato: “Chi paga il salario minimo? Se questo governo intende caricare le imprese di oltre 6 miliardi di oneri senza uno scambio salario-produttività, partendo dal salario minimo, mi sembra una incoerenza totale sulla questione flat tax. Da una parte si parla di ridurre le tasse e dall’altra si caricano i fattori della produzione in nome e per conto del salario minimo, un vero capolavoro che solo in Italia riusciamo a realizzare”.
Occorre quindi, secondo il leader di Confindustria, “un libro delle priorità. Stabilire cosa fare, con quali risorse, con quante risorse, dove individuarle e come fare, sapendo che abbiamo un debito pubblico rilevante e quindi risorse non elevate”.
Sull’idea della manovra economica approvata entro l’estate è una proposta positiva “purché non si faccia ricorso al deficit e si aumenti il debito pubblico. Il problema non è il tempo ma il merito”.
“Sono 23 miliardi le clausole di salvaguardia Iva, facciamo anche 15 miliardi la flat tax, più circa 6 miliardi il salario minimo, arriviamo a una manovra che rasenta i 50 miliardi nella migliore delle ipotesi – ha osservato Boccia – Il problema è dove li prendiamo. Facciamo ricorso a deficit per fare ancora più debito pubblico e apriamo una procedura di infrazione oppure abbiamo delle priorità su cui forse fare un bagno di realismo e pragmatismo. È arrivato il momento – ha concluso – di affrontare le grandi criticità del Paese e trasformarle in potenzialità”.
TN