In Italia il livello di pressione fiscale è superiore al 42 per cento per questo “è evidente che il processo di riordino e progressiva riduzione delle aliquote d’imposta sui redditi personali è l’altra grande urgenza fiscale che deve essere perseguita”. Questo il monito lanciato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in occasione della Assemblea annuale.
“Un’urgenza che, tanto più nella prospettiva della flat tax rileva Sangalli – deve tenere insieme tre principi: semplicità degli adempimenti; equità di una ‘no tax area’ che valga per lavoro dipendente e autonomo; progressività, anche attraverso un uso accorto delle detrazioni e delle deduzioni d’imposta”. Per Sangalli “le risorse dovranno essere trovate a partire dal riordino e dalla riduzione della spesa pubblica improduttiva, dalle dismissioni di patrimonio, dal contrasto e dal recupero di evasione ed elusione”.
Un’altra grande urgenza fiscale “è data dalla necessità di un complessivo riordino della tassazione locale e di una compiuta deducibilità dell’Imu gravante sugli immobili strumentali delle imprese”. Per questo occorre puntare “con decsione sull’introduzione di un’unica ‘local tax’ che accorpi quantomeno le attuali Imu e Tasi.
Inoltre, per Sangalli, bisogna “eliminare definitivamente gli aumenti delle aliquote Iva previsti nel prossimo biennio”. Se dovesse infatti aumentare l’Iva tale opzione, rileva Sangalli, “porterebbe dalla stagnazione alla crisi conclamata, quindi alla riduzione del Pil e dei consumi e al peggioramento del quadro di finanza pubblica”.
Tradotto in numeri, ricorda il presidente di Confcommercio significherebbe “51 miliardi di euro di maggiori imposte. Questa antica, ripetuta e radicale opposizione agli incrementi di imposte indirette, e più in generale a qualsiasi incremento di carico fiscale, è ormai una nostra caratteristica. Detto senza enfasi, ne siamo orgogliosi. E’ una battaglia della Confcommercio a beneficio di ciascuno e di tutti i cittadini.
Apprezziamo certo le rassicurazioni sul disinnesco delle clausole, che spesso riceviamo da illustri esponenti del Governo”.
“Ma siamo e restiamo preoccupati. Siamo preoccupati perché vanno spiegati bene agli italiani quali passi concreti si stiano facendo per il recupero di risorse per evitare gli aumenti dell’Iva”, aggiunge Sangalli.
Insomma, per Sangali quello che si sta facendo per la crescita “non basta”. Le misure messe in atto dal governo si sono tradotte in una “ripresa quasi nulla e impegni di spesa rilevanti in uno scenario in cui il debito continua a crescere e il Pil è stagnante”.
“Lo stesso governo ammette – rileva Sangalli – che gli effetti dei decreti ‘crescita’ e ‘sblocca cantieri’ non dovrebbero andare oltre qualche decimo di punto di PIL nel triennio 2019-2021. Gli stessi obiettivi citati nel Def di ‘inclusione sociale, contrasto alla povertà, avvio al lavoro della popolazione inattiva e miglioramento dell’istruzione e della formazione’ sono ineccepibili”.
Ma i circa 43 miliardi di euro destinati, nel triennio 2019-2021, al finanziamento del reddito di cittadinanza e di quota 100 “determinerebbero una crescita aggiuntiva per non più dello 0,7 per cento – prosegue Sangalli -. In sintesi – conclude – si tratta di una ripresa quasi nulla e impegni di spesa rilevanti in uno scenario in cui il debito continua a crescere e il Pil è stagnante”.
E.G.