“Il Governo prende atto dell`esito della valutazione della Commissione Europea circa il rispetto della Regola di riduzione del debito nel 2018, secondo la quale vi sarebbero i presupposti per l`apertura di una procedura di disavanzo eccessivo” e “intende continuare a dialogare con la Commissione”. E’ quanto si legge in una nota della Presidenza del Consiglio, in risposta ai rilievi della Commissione Ue.
“Nel Rapporto sul Debito inviato alla Commissione lo scorso 31 maggio – ricorda la nota – il Governo ha presentato una serie di giustificazioni (i cosiddetti fattori rilevanti) per il mancato rispetto della riduzione del rapporto debito/Pil nel 2018. In chiave prospettica, sono state anche fornite stime e valutazioni che indicano che nell`anno in corso l`Italia rispetterà i dettami del Patto di Stabilità e Crescita (PSC)”.
L’esecutivo illustra quindi “gli andamenti della finanza pubblica italiana, le circostanze che li caratterizzano e, elemento importante, le iniziative che saranno intraprese per assicurare la conformità al Patto di Stabilità e Crescita”.
Intanto, “per quanto attiene allo scorso anno, è importante ricordare che l`attuazione della politica di bilancio ha seguito l`impostazione della Legge di Bilancio approvata dal precedente parlamento senza alcun allentamento della politica fiscale. Cio` anche quando, a partire da fine estate, cominciarono a manifestarsi segnali di un indebolimento ciclico dovuto principalmente a fattori esogeni, in particolare il forte rallentamento dell`attività e delle esportazioni manifatturiere”.
“Allo stato attuale delle conoscenze, si può ritenere che l`indebitamento netto (deficit) della Pubblica amministrazione nel 2019 sarà sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione, la quale pone il deficit di quest`anno al 2,5 per cento del Pil, contro il 2,4 previsto dal Governo nel Def”.
“Il Governo – si legge nella nota – riconosce che l`impegno preso dal precedente esecutivo era di migliorare il saldo strutturale di 0,3 punti percentuali nel 2018. E’ anche opportuno evidenziare che i dati di consuntivo hanno rivelato un aumento dei trasferimenti in conto capitale che non era prevedibile ex ante. Inoltre, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita per i prossimi anni ha causato una variazione delle stime di output gap, che ha impattato sfavorevolmente anche sulle stime del saldo strutturale del 2018, comprese quelle del Governo. Guardando in avanti, le stime più aggiornate per l`anno in corso portano a ritenere che i saldi di finanza pubblica rispetteranno i dettami del braccio preventivo del PSC. Il Governo potrà fornire stime più aggiornate a fine luglio, non appena saranno disponibili i dati sulle liquidazioni d`imposta”.
“Partendo dalla previsione del Def (che incorpora il blocco di 2 miliardi di spesa pubblica, previsto nel caso in cui il deficit nominale superi il 2 per cento del PIL), il monitoraggio piu` recente delle entrate evidenzia per l`anno in corso maggiori entrate tributarie e contributive per 0,17 punti percentuali di Pil e maggiori entrate non tributarie (utili e dividendi) per ulteriori 0,13 punti. A fronte delle maggiori entrate, si stimano prudenzialmente maggiori spese e risorse necessarie per il bilancio di assestamento pari a 0,12 punti di PIL. Il beneficio netto per il bilancio sarebbe dunque di circa 0,2 punti percentuali e condurrebbe la stima di deficit al 2,2 per cento del Pil”.
“Tenendo conto delle previsioni economiche e delle stime di output gap della Commissione – si legge ancora nella nota – un deficit del 2,2 per cento del Pil produrrebbe un miglioramento di 0,1 punti del saldo strutturale nel 2019. Tale risultato configurerebbe un sostanziale rispetto del braccio preventivo del PSC, nonchè un risultato significativamente migliorativo dello stesso accordo di dicembre”.
Insieme alle stime di indebitamento netto “vanno calcolati gli effetti delle minori spese derivanti da accantonamenti prudenziali riguardanti le più cospicue misure adottate dal Governo nel corso dell`anno. Sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, la minore spesa ragionevolmente risulterà pari ad un ulteriore 0,07 percento del Pil e l`indebitamento netto si attesterebbe al 2,1 per cento del Pil. Migliorerebbe in misura corrispondente il saldo strutturale, con effetto compensativo ancora più marcato rispetto al gap registrato nel 2018”.
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