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Home - Blog - Dal “vinci Salvini” al “vinci lo spread’”

Dal “vinci Salvini” al “vinci lo spread’”

di Giuliano Cazzola
16 Maggio 2019
in Blog
Dal “vinci Salvini” al “vinci lo spread’”

Non occorrono molti giri di parole per definire  ‘’irresponsabile’’ il Capitano Matteo Salvini, vicecapo della banda che ci governa e ministro di Polizia. Ha già provveduto il suo (ex?) compagno di merende  (e di scampagnate a Villa Borghese) Luigi Di Maio. A proposito di tasso di  irresponsabilità  qualcuno potrebbe  sostenere che lo scambio di improperi tra i due ci riporta  al classico caso del bue che dà del cornuto all’asino. Giggino ne ha combinate, come si suol dire, ‘’più di Carlo in Francia’’. Ma l’ultima bravata  di Salvini è tanto perniciosa da lasciare di stucco persino colui che voleva promuovere l’impeachment  del presidente della Repubblica e che, alcuni mesi, dopo sgambettava, in compagnia  dei suoi sodali, sul balcone di Palazzo Chigi per festeggiare una classica ‘’vittoria di Pirro’’, ben presto tramutatasi in una clamorosa ritirata e in una resa senza condizioni, dopo essersi  accorti  che la ‘’tigre di carta’’ rinchiusa nello zoo di Bruxelles, in realtà ruggiva. Per non parlare dell’amore, ben presto rinnegato, per i gilet gialli, a costo di provocare una crisi diplomatica con l’Eliseo.  

Che cosa ha combinato Matteo il Truce? Facendo campagna elettorale ‘’a strascico’’ (il ministro degli Interni dovrebbe essere più cauto, visto che è il responsabile del corretto svolgimento delle elezioni)   in una cittadina di cui il 95% degli italiani ignorava l’esistenza, al solo scopo di racimolare una dozzina di voti, si è lanciato in una provocazione inutile e gratuita  verso la Ue e i mercati, annunciando che il  ‘’suo’’ governo non solo avrebbe potuto, ma dovuto mandare a quel Paese il 3% di Maastricht. Quest’ ukase ha determinato un innalzamento dello spread  fino a 290 punti e un bel po’ di caos sui mercati finanziari. Per aggiustare il gesto screanzato del suo capo(rione) è intervenuto il bocconiano Giancarlo Giorgetti (il miglior fico del bigoncio leghista) con argomenti geopolitici, mettendo in evidenza quanto sia cambiato il contesto internazionale rispetto al 1992 quando il trattato fatidico venne firmato (per l’Italia, da Guido Carli e da Gianni De Michelis, scomparso nei giorni scorsi).

A questo punto, però, non ci interessa dissertare se sia giusto o meno rimettere in discussione le regole di Maastricht (un’operazione che, comunque, andrebbe fatta insieme ai partner e non a capocchia, tra una colazione alla Nutella e un pranzo con un  piatto di bucatini al pomodoro). Abbiamo le nostre opinioni che mai divideremmo o confronteremmo con Salvini. Vorremmo, però, rivolgerci con apprensione e un pizzico di sentimento residuo di ‘’fraternité’’ ai nostri concittadini per chiedere loro se si sono accorti  di essere nelle mani di una persona irresponsabile, alla stregua dei passeggeri di un bus, che si inerpica lungo una strada piena di tornanti su dirupi e strapiombi, con alla guida un autista privo di patente. Ognuno dovrebbe farsi (o farsi fare) un piccolo calcolo su quanto gli è costata – ed è costata al Paese – quella battuta estemporanea, fuori posto e fuori luogo, che non è servita minimamente a cambiare le cose, ma ha prodotto solo danni.

Che cosa penserebbero gli italiani del custode di una fabbrica di fuochi artificiali che fuma tranquillamente un sigaro, mentre attende che bolla l’acqua per cuocere  i bucatini sul fornello a gas piazzato su di una cassa di mortaletti?  Anche se, per miracolo, fosse evitata un’esplosione, i nostri connazionali non troverebbero nulla da ridire se il suo datore di lavoro lo licenziasse per giusta causa. A Salvini, invece, è consentito per ora di dire e fare tutto ciò che vuole. Il ministro ha provocato più danni parlando a vanvera che con atti concreti (anche se le leggi che portano il suo nome sono un oltraggio al diritto). Al di là dei danni all’economia e alla stabilità, per quanto riguarda le regole del c.d. ‘’vivere civile’’ il Truce ha fatto di peggio. Sta mitridatizzando gli italiani nei confronti dell’abuso di potere. Si avvale degli agenti di scorta come se fossero i giannizzeri di un sultano. Sulla questione dei migranti non si ritiene unicamente il plenipotenziario  dell’intero governo, ma pensa di poter comandare con discrezionalità, per aver avuto (dal popolo?) un mandato esclusivo ed inappellabile. E se c’è qualcuno che storce il naso,  gli si prepara una bella legge (sicurezza 2) su misura. La multa di 5,5mila euro per ogni migrante salvato a cui sarebbero sottoposte le ONG che si ostinano  a soccorrere i naufragi nel Canale di Sicilia è provvedimento che ricorda l’esecuzione della pena capitale in Cina: un colpo alla nuca e si manda alla famiglia del condannato il conto della pallottola usata dal boia.  Se, poi, non ci va di seguire all’incontrario la ‘’via della seta’’ potremmo andare nel passato e  fare un paragone con l’oro che i nazisti chiesero, nel 1943,  agli ebrei del Ghetto di Roma con la promessa (violata)  di aver salva la vita. Esageriamo? Certamente! Lo ammettiamo. Ma l’odio che muove siffatte azioni – siano esse più o meno feroci  e sanguinarie – è sempre  della stessa pasta.  Prendiamo le proteste  recenti delle periferie romane nei confronti degli ‘’zingari’’ (usiamo pure questa definizione senza sottilizzare). Quando si colpevolizza un’etnia in quanto tale, considerando diversi, stranieri, anche quelli che hanno la cittadinanza italiana, si usano gli stessi (dis)valori che furono alla base delle leggi antisemite del secolo scorso. Gli ebrei – questa era una delle accuse –  erano considerati ‘’stranieri’’, appartenenti ad una comunità sovranazionale (persino cospirativa contro gli interessi nazionali).

 Alla fine, c’è la pagliacciata del ‘’Vinci Salvini’’ una lotteria a punti per quanti gli baciano la pantofola via web.  Ci siamo inventati, a questo proposito, un piccolo divertissement. Ecco il monte premi in palio. Al settimo qualificato sarà donata una copia de ‘’La capanna dello zio Tom’’, perché tutti si rendano conto di come vanno trattati  i negher. Al sesto, andrà il  cofanetto del best seller, autografato, ‘’Io Matteo Salvini’’. Al quinto, una foto del Capitano con dedica personalizzata e facoltà di scegliere la divisa. Al quarto, una conversazione telefonica con il leader, per scambiarsi  barzellette su Conte e Di Maio. Al terzo,  la possibilità di assistere, in visione riservata per adulti, al  film amatoriale ‘’Io Tarzan, tu Jane’’: la storia degli amori di Salvini.  Al secondo, una serata conviviale a base di bucatini alla Nutella e vino Tavernello. Al vincitore del concorso, un’ora di affettuosa e appartata intimità.

Giuliano Cazzola

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Giuliano Cazzola

Giuliano Cazzola

Ex Sindacalista

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