Come d’incanto, la disintermediazione è terminata. Sembra un gioco di prestigio, uno dei tanti ai quali ci ha abituati l’ineffabile presidente del Consiglio, ma è proprio quello che è accaduto. Come niente fosse i partiti di governo, dopo aver tuonato a lungo sull’inutilità dei sindacati e delle associazioni imprenditoriali, dopo aver sostenuto sulla necessità di dare un taglio definitivo alla concertazione, al dialogo sociale, a qualsiasi punto di contatto tra il governo e le parti sociali, ecco che come con un tratto di penna hanno cancellato tutto ciò e hanno dato il via a un complesso e, sembra, fattivo, rapporto con i rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori.
Luigi Di Maio, ministro del lavoro e dello Sviluppo economico, ma soprattutto vicepresidente del Consiglio, d’accordo con il suo pari grado, ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e con loro si è a lungo intrattenuto discutendo di ripresa economica, di sviluppo, degli strumenti da mettere in campo per ottenere questi risultati. Ed è stato deciso di dar vita a una serie di tavoli di discussione, il primo al via già questo pomeriggio, per l’argomento più importante, lo sblocco dei cantieri delle grandi (e si spera anche piccole) opere, perché siano volano della ripresa.
Cose che fino al giorno prima nessuno avrebbe potuto nemmeno alla lontana immaginare. E invece proprio così è stato. I sindacati naturalmente hanno gradito, affermando subito di essere pronti a qualsiasi tipo di dialogo, nella speranza che non di propaganda si tratti, ma della volontà ferma di avviare una vera politica industriale, quella che manca da decenni al nostro paese, talché i risultati, tristi, sono sotto gli occhi di tutti. Sarebbe stato sciocco se i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil avessero risposto in maniera differente, per quanto fossero straniti da una convocazione inattesa, improvvisa, e forse anche un po’ abborracciata, considerando che non era previsto nemmeno un ordine del giorno, segnale del fatto che si poteva e voleva parlare di tutto, ma forse anche del fatto che nessuno era veramente preparato a questa svolta.
Ma come mai gli uomini di governo sono stati folgorati sulla via di Damasco? Che cosa ha portato a questo cambiamento di idea? Purtroppo le possibili risposte fanno capire come questo nuovo corso poggi su basi non molto solide. Perché è indubbio che a sospingere il governo in questa direzione siano state le difficoltà, gravi, nelle quali si trova. Il consenso, infatti, nell’ultimo anno, dal trionfante 4 marzo 2018, si è lentamente ma inesorabilmente consumato. Più per i 5 Stelle, che nelle ultime due elezioni amministrative hanno visto dimezzare la loro quota, ma complessivamente anche per la Lega, che teme fortemente l’erosione del consenso che è riuscita ad avere tra i ceti produttivi del Nord, che adesso cominciano a chiedersi se le loro scelte siano state ben riposte, considerando che l’economia stagna pericolosamente e non certo per colpa del demonio.
Parallelamente è cresciuto invece il consenso verso il sindacato. La grande manifestazione delle tre confederazioni del 9 febbraio a Roma a San Giovanni ha fatto molto colpo sui partiti di governo, perché il seguito è stato forte e formazioni populiste non possono non tenere conto del variare degli umori di così ingenti masse di persone. Il sindacato ha mostrato i muscoli e questi hanno spaventato i politici, che hanno considerato l’importanza di riavvicinarsi a chi quelle masse mostrava di saper governare. E parallelamente anche le proteste degli industriali hanno avuto il loro effetto. Vedere o rischiare di vedere marciare gli imprenditori in piazza accanto agli operai non è cosa che può piacere a questi partiti, che pensavano di aver portato dalla loro i ceti produttivi, operai o imprenditori che fossero, solo con le promesse. Serviva qualcosa di più, che forse non sono stati in grado di offrire. E l’ipotesi, sempre più concreta, di un nuovo patto tra produttori, non più solo per far crescere la produttività in fabbrica, ma per dare una spinta potente all’economia del paese, non poteva essere gradita a chi da quell’intesa sarebbe stato escluso. Quando dalle parole si è passati ai fatti, quando da timidi scambi di documenti le parti sociali hanno preso a incontrarsi, qualcosa è scattato nei corridoi ministeriali.
Basterà tutto ciò per portare a una vera inversione di tendenza e al varo di una vera politica industriale, che sia lo strumento per creare quella ricchezza che altrimenti non può essere distribuita, che sia per via dei contratti di lavoro o per il reddito di cittadinanza? Le speranze sono sempre le ultime a morire, quindi possiamo solo aspettare, appunto sperando nel lieto fine. Certo, la conversione del governo gialloverde ricorda da vicino la frenetica ripresa di incontri tra l’esecutivo e le parti sociali che ci fu nelle settimane prima del referendum costituzionale del governo Renzi. Anche allora i dirigenti dell’esecutivo cominciarono a rendersi conto che il consenso era evaporato, che il pericolo di essere abbandonati era concreto e si cercò di porre un rimedio. Fu, allora, tutto un fiorire di accordi, soprattutto si raggiunse l’intesa per il rinnovo dei contratti nazionali del pubblico impiego, che erano stati tenuti fermi per ben sette anni. Ma fu comunque inutile: il consenso volato via non torna per un’elargizione di denaro, per quanto generosa. Stavolta non ci sono referendum all’orizzonte, ma ci sono invece le elezioni europee, che non valgono come quelle nazionali, ma sempre contano molto. Per cui è certo che questo fiorire di dialogo continuerà per qualche mese, il punto è capire a quali accordi si può arrivare e cosa accadrà dopo le elezioni. Ma quella è terra inesplorata. Hic sunt leones.
Massimo Mascini
Contrattazione
Questa settimana è stato sottoscritto il contratto collettivo specifico di lavoro di Fca, CnhI e Ferrari. L’accordo prevede un prevede un aumento delle retribuzioni del 2% annuo e un rafforzamento del bonus annuale legato agli obiettivi di produttività ed efficienza. Inoltre, è previsto un incremento del welfare contrattuale e il rinnovamento del quadro normativo. È stata sottoscritta da i sindacati di categoria Fim, Fiom e Uilm la piattaforma per il rinnovo del contratto integrativo di Leonardo. Ancora, è stata varata la piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei bancari. Tra le misure proposte diversi provvedimenti per rinforzare il welfare aziendale. Infine, sempre sul tema delle piattaforme, i sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil hanno approvato l’ipotesi di piattaforma per il rinnovo del contratto Uniontessile-Confapi, che coinvolge circa 90.000 lavoratori delle piccole e medie imprese del settore tessile, della moda e affini.
Intervista
Il direttore del Diario del lavoro Massimo Mascini ha intervistato il segretario generale della Fillea-Cgil Alessandro Genovesi, che spiega il senso della grande manifestazione degli edili e precisa le richieste del suo sindacato in vista dell’appuntamento con il governo .
Analisi
Maurizio Quarta, attraverso un’intervista a più voci, ci parla della Motor Valley, la zona tra Piacenza e Rimini dove si concentrano le principali case del motorismo italiano. Un ecosistema che vede la presenza di 16.500 imprese, 66mila addetti e un export di 5 miliardi, capace di attrarre competenze e talento.
Alessandra Servidori prende parola sull’uso dell’analisi costi-benefici. Anche questa non è oggettiva, afferma, ma dipende esclusivamente dai criteri che si utilizzano.
Giuliano Cazzola mette in guardia dai rischi di un corto circuito nel sistema delle retribuzioni, innescato dalle ‘’intromissioni legislative’’ del governo, in materia di salario minimo orario (mettendo a confronto le due proposte targate Pd e 5Stelle) e reddito di cittadinanza.
I blog del Diario
Aldo Amoretti interviene a sua volta sulla questione del salario minimo per legge, sottolineando come entrambe le proposte di Pd e 5Stelle non dicano nulla in merito alle voci differenziate della retribuzione. Un punto, spiega Amoretti, sul quale il legislatore dovrebbe far chiarezza.
Fernando Liuzzi commenta criticamente i tempi e i modi con cui il Governo giallo-verde ha dato una prima risposta allo sciopero generale proclamato unitariamente per venerdì 15 marzo dai sindacati degli edili di Cgil, Cisl e Uil.
Il guardiano del faro
Marco Cianca punta il suo ‘’faro’’ sulle caratteristiche del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, tra le quali spicca la pacatezza. Infatti, spiega Cianca, Conte vede l’ossessione in tutti quei cronisti che continuamente gli chiedono se la Tav si farà e dove andrà a finire l’economia italiana. Conte, dice Cianca, ha l’abitudine a smussare tutti i problemi. E se anche finiremo nel baratro, lo fara’ con pacatezza e stile.
Il diario della crisi
Nel settore delle telecomunicazioni Sirti ha sospeso i licenziamenti per gli 833 lavoratori. Fim, Fiom e Uilm fanno sapere che ci sarà un prossimo incontro al Mise il 21 marzo, per mettere a punto un piano alternativo agli esuberi.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il testo del protocollo d’intesa tra Ance e Associazioni artigiane sulla bilateralità, il testo dell’ipotesi di accordo Unionchimica-Confapi Pmi, per quanto riguarda il settore chimico, gomma-plastica e vetro e il documento della piattaforma per il rinnovo del contratto del settore occhialeria. Inoltre è presente il verbale di accordo per il comparto lapidei, il testo della piattaforma per il rinnovo del contratto di Leonardo e la piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei bancari. Infine si può leggere la nota del Centro Studi di Confindustria sul Tav, e le memorie presentate da Cgil, Cisl e Uil e dal Cnel durante le audizioni in Commissione Lavoro del Senato sul salario minimo.