Ancora una volta è il vil denaro a fermare la politica grillina sulle infrastrutture: il Terzo Valico si farà. Come per il gasdotto Tap, anche in questo frangente il costo elevato di un possibile recesso, quantificabile in 1,2 miliardi di euro, ha convinto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli a far proseguire i lavori per la realizzazione dell’opera. Attraverso un video postato su Facebook infatti, il titolare del dicastero di Piazzale di Porta Pia ha comunicato che questo è l’esito che l’analisi costi-benefici ha prodotto.
Il ministro non ha però lesinato duri critiche ai suoi predecessori. Il Terzo Valico, così come molte altre opere, sono il frutto di una politica passata scellerata che, date le condizioni attuali, ormai non può più essere arginata del tutto. Insomma cambiamo le situazioni, ma la musica è sempre la stessa: i Cinque Stelle sono stati chiamati per salvare il paese dai disastri del passato. Una missione nella quale non sempre ne escono vittoriosi, dal momento che forze oscure si muovono nell’ombra, per impedire l’accesso a documenti di vitale importanza.
Per chi scrive rimane il dubbio che la tanto osannata analisi costi-benefici non sia altro che uno stratagemma, alla lunga molto goffo, per mascherare la mancanza di una visione politica d’insieme sulle infrastrutture del nostro paese. Così come rimane il dubbio che il roboante studio dei costi e dei benefici possa aver solamente prodotto una valutazione del costo di un possibile recesso. Alla fine la montagna ha partorito un topolino.
Perchè, alla fine, la sensazione che rimane è proprio questa. Grandi speranze e aspettative, costantemente alimentate da una comunicazione che, in pieno stile Barocco, mira allo stupore e alla meraviglia. La realtà poi molto spesso impone un cambio di rotta significativo alla politica grillina. Una realtà negata e poco ascoltata. I sindacati di categoria, assieme alle associazioni datoriali, hanno più volte ribadito l’importanza strategica delle realizzazione delle cosiddette grandi opere, e l’assurdità di una logica per la quale la scelta delle “grandi “debba andare a discapito delle “piccole”.
Ovviamente la lotta agli sprechi e il contrasto alle possibili inflitrazioni criminali nei grandi appalti sono prerogative che nessuno nega al Governo. Il rischio da evitare è quello di cadere in n luddismo esasperato, o essere vittime di una politica del sospetto, per la quale tutto ciò che non proviene dal recinto del grillismo è visto come pericoloso.
Detto questo i 4mila lavoratori che ruotano attorno al Terzo Valico potranno, forse, tirare un sospiro di sollievo. Certamente appare poco promettente la politica di un ministro che, fino ad ora, si è mosso solamente da un’analisi all’altra, come un’ape che va di fiore in fiore, senza di fatto far capire quale percorso si voglia intraprendere per lo sviluppo infrastrutturale del paese.
Ad oggi l’unico baluardo che ancora resiste è la Tav. Anche per lei Toninelli ha promesso una valutazione dei costi e dei benefici seria e priva di pregiudizi. Una partita questa ancor più complessa delle altre, visto si gioca su due sponde. Riuscirà il ministro Toninelli a portare a casa quella che sembra essere la preda più ambita dal luddismo grillino, dopo che Tap e Terzo Valico sono sfumati? Oppure il vil denaro avrà, ancora una volta, la meglio sugli ideali politici, senza però mancare di sottolineare la colpa è sempre di qualcun altro? Non è che l’analisi costi-benefici, da baluardo dell’integrità della politica pentastellata sulle infrastrutture, rischia di rivelarsi, alla fine, il suo peggior nemico?


























