L’aumento dello spread “è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi, rispetto a quanto si sarebbe maturato con i tassi che i mercati si aspettavano ad aprile”. Lo ha detto il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Signorini, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato sulla manovra.
Lo spread, ha aggiunto, “costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020, se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati”.
“Occorre abbattere lo spread” perché “i segnali che gli investitori percepiscono sono importanti” ed evitare “il rischio dell’avvio di un circolo vizioso tra disavanzo, tassi, fiducia e crescita”.
Secondo il Dg di Bankitalia “tenuto anche conto delle attuali condizioni finanziarie internazionali, episodi di improvvisa volatilità, per improbabili che possano apparire al momento, non possono essere esclusi. Invece, un controllo credibile della dinamica del disavanzo e del debito trova alimento in sé stesso, ampliando in ultima analisi le risorse a disposizione della collettività”.
“Le riforme attuate negli anni, o meglio nei decenni, passati hanno cominciato a dare frutti” e sono prosegue Signorini “la via maestra per aumentare in prospettiva il potenziale di crescita dell’economia, e così anche creare risorse per combattere la povertà e alleviare il disagio di chi resta indietro”.
“La ripresa ha generato più lavoro di quanto ci si sarebbe potuti aspettare anche se il PIL rimane inferiore di circa il 4 per cento rispetto al 2007, il numero degli occupati ha raggiunto un massimo storico. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro delle donne e delle classi di età più elevate si è innalzato”.
Anche il sistema pensionistico, ha proseguito “grazie a un ventennio di riforme che hanno risposto alla sfida dell’invecchiamento della popolazione, è stato messo su un sentiero sostenibile. Miglioramenti sono stati conseguiti più di recente nel funzionamento della giustizia e su altri fronti”.
“C’è però ancora molto da fare per sciogliere i nodi che restano – ha aggiunto Signorini – e questa è la via maestra per aumentare in prospettiva il potenziale di crescita dell’economia, e così anche creare risorse per combattere la povertà e alleviare il disagio di chi resta indietro”.
“E’ certamente possibile introdurre altri elementi di flessibilità rispetto alle regole vigenti, per esempio per quanto riguarda i requisiti minimi di pensionamento; è tuttavia a nostro avviso necessario che interventi di questo tipo tengano conto del fatto che la sostenibilità finanziaria e l’equità intergenerazionale del nostro sistema si fondano sul nesso tra contributi versati e prestazioni erogate
“In altre parole – ha concluso Signorini – l’importo di una pensione eventualmente anticipata dovrebbe essere aggiustato per tener conto del minore montante acquisito e del più lungo periodo atteso di erogazione della pensione. Non rispettando questo criterio, si rischierebbe di compromettere l’equilibrio di lungo periodo del sistema, aggravando l’onere a carico delle generazioni future”.