Prosegue la fase moderatamente espansiva per il settore metalmeccanico ma le previsioni per il futuro sono all’insegna di un rallentamento. Nel secondo trimestre del 2018 la produzione metalmeccanica è cresciuta dello 0,9% rispetto al primo, mentre, nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente l’incremento è stato pari al 4,9%.
Complessivamente nei primi sei mesi dell’anno in corso, la produzione metalmeccanica ha registrato un incremento del 4,6% rispetto al 2017 ma i volumi realizzati risultano ancora inferiori del 22,1% rispetto al periodo pre-recessivo (primo trimestre del 2008). È la fotografia scattata da Federmeccanica nella consueta indagine trimestrale
Sulla base delle previsioni emerse, “la fase espansiva dovrebbe proseguire anche nel corso del trimestre successivo ma il miglioramento atteso risulterà più contenuto rispetto al recente passato”.
Per il vicepresidente di Federmeccanica, Fabio Astori, l’industria metalmeccanica italiana, infatti, “comincia ad attraversare una fase di rallentamento. C’è disomogeneità delle previsioni per gli ordini e la produzione che, in alcuni comparti e per alcune aziende operanti in mercati particolarmente sotto stress, manifestano un peggioramento. Sulle prospettive a breve pesano inoltre le incognite relative alle dinamiche geo politiche internazionali che generano un clima di incertezza (dazi e possibili inasprimenti delle guerre commerciali, Brexit, Medio Oriente e Iran). Solo se si punta di più sulle Imprese ci può essere più lavoro. Questa è l’unica equazione possibile. Senza Imprese infatti non c’è, e non ci può essere lavoro, benessere e sviluppo. Per questo le imprese metalmeccaniche (che producono l`8 % del Pil, quasi il 50% dell’export nazionale e occupano 1 milione e settecentomila lavoratori) lanciano un messaggio forte, chiaro e semplice con due sole parole: Più Impresa!”.
Tornando ai dati, nel periodo gennaio-giugno 2018, le esportazioni, pari a circa 113 miliardi di euro, sono mediamente aumentate del 3,8% a fronte di un incremento del 5,0% delle importazioni. Il conseguente saldo positivo di 25 miliardi di euro è risultato uguale a quello realizzato nello stesso periodo del 2017.
All’export metalmeccanico hanno contribuito principalmente i flussi diretti verso i paesi dell’Unione europea (+7,3%) che hanno più che compensato la flessione registrata verso i mercati extracomunitari (-0,6%).
Per quanto riguarda il fattore lavoro, il ricorso all’istituto della Cassa Integrazione Guadagni in questi primi sei mesi si è ridotto del 48,1% rispetto al 2017 e la dinamica occupazionale nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti si conferma moderatamente positiva (+0,8%).
Nelle previsioni a breve dell’indagine, i livelli occupazionali dovrebbero rimanere positivi ma in misura più contenuta rispetto al passato.
Sono pari al 48% le imprese che hanno dichiarato di avere difficoltà a reperire manodopera specializzata sul mercato del lavoro ed è stato inoltre evidenziato che la carenza ha riguardato, in ugual misura, le figure professionali con elevato contenuto tecnologico e quelle con competenze di tipo tradizionale.
“Con Più Impresa! – ha commentato il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi – la metalmeccanica italiana afferma la centralità del manifatturiero ed in particolare della metalmeccanica. E’ necessario che le istituzioni nazionali operino in maniera coordinata per: sostenere gli investimenti in tecnologia e innovazione; creare sistemi educativi che consentano di rispondere ai fabbisogni delle imprese di oggi e di domani; avere un mercato del lavoro flessibile, per consentire alle aziende di adattarsi ai cambiamenti, e inclusivo (che rafforzi le tutele sociali con politiche attive basate sull`apprendimento permanente). La flessibilità per l`industria metalmeccanica non è precarietà. Il 96% dei lavoratori metalmeccanici sono a tempo indeterminato. È necessario anche ridurre il costo del lavoro e aumentare la produttività. Incentivare ogni forma di collegamento tra salari e produttività; abbattere la burocrazia che secondo il World Economic Forum è al primo posto tra i fattori problematici per fare Impresa in Italia. Questo per esser competitivi in un mercato difficile, grande come il mondo. Non siamo soli. Dobbiamo essere più bravi, più efficienti e costare di meno”.

























