Non risulta che il ministro Di Maio abbia (ancora) dato una risposta alla lettera con cui le tre confederazioni sindacali gli hanno chiesto nei giorni scorsi l’avvio di un tavolo urgente di confronto sui problemi (tanti) del lavoro e dell’occupazione. Ha altre cose da fare, il ministro, incombe l’onere di mettere a punto a breve la legge di bilancio e prima ancora il Def, compito assai complesso perché non ci sono i soldi per fare tutto quello che i partiti al governo hanno promesso ai loro elettori, e che adesso non sono in grado di soddisfare. Il problema è che quegli argomenti che Camusso, Furlan e Barbagallo vorrebbero trattare con il governo sono a loro volta molto urgenti, perché la ripresa, che si era appena avviata, sempre in maniera stentata, si sta arrestando e le prospettive sono le peggiori.
Il calo improvviso della produzione industriale nell’ultimo mese di rilevazione ha fatto capire a tutti che non si sta scherzando, che le prospettive sono negative, in pratica che si è cominciato a scivolare su un piano inclinato, per cui fermarsi è molto difficile. Soprattutto non ci si ferma spontaneamente, ciò può accadere solo a seguito di un intervento preciso, possibilmente di tutte le parti in gioco. È quello, in pratica, che hanno chiesto Cgil, Cisl e Uil, alle quali però il ministro competente non si è ancora peritato di dare una risposta positiva.
I governi che hanno preceduto l’attuale -dopo un primo momento in cui Renzi praticava la disintermediazione, e poi si è accorto, tardivamente, di quanto gli è costato – hanno sempre più o meno cercato di dialogare con le forze sociali, se non altro per farsi dire le cose che a loro avviso andavano fatte, salvo poi, magari, decidere in solitudine. La speranza dei sindacati, che non l’hanno nascosta, è che con questo nuovo governo, che si definisce di cambiamento, mutasse anche l’attenzione verso i sindacati, nel senso che fosse potenziato il dialogo. Ma non risulta che ciò sia successo. E non solo perché, sotto sotto, almeno i 5S pensano tutto il male possibile dei sindacati e vorrebbero rottamarli così come stanno facendo con tutte le altre forze politiche.
Il punto è che questo governo, a ben vedere, non sta facendo nulla. Ha fatto approvare il decreto dignità, è vero, peccato che tutte le analisi su quanto accadrà, e in parte già accaduto, a seguito di questo provvedimento parlano di un totale fallimento. Il decreto che doveva attenuare la precarietà invece l’ha aumentata, perché nessuno assume ormai un lavoratore con un contratto a termine per un periodo superiore all’anno: gli imprenditori temono come il demonio di dover fare i conti con le causali, che notoriamente portano subito in tribunale. Ciò sarebbe già un gran danno, ma il tutto è aggravato dal fatto che chi assume una persona per dodici mesi non la sottopone ad alcun training formativo, dato che una formazione come si deve, per un lavoratore di un certo livello, dura di solito più di un anno. E poi perché mai formare una persona, e quindi spendere, se tanto poi bisogna cambiarla dopo dodici mesi appena?
Oltre a quel decreto- e a sequestrare qualche nave con immigrati a bordo- in realtà altro, dal governo, non è stato fatto. Per lo più si preferisce non scegliere: come per la ricostruzione del ponte di Genova, per le Olimpiadi invernali, e così via. Il ministro Di Maio ha firmato l’accordo per l’Ilva, è vero, ma solo quando ha visto che tutte le manovre che aveva messo in campo per mandare tutto a monte, fino al coinvolgimento dell’Anac, non avevano sortito effetti; e alla fine, per arrivare all’accordo non ha fatto altro che prendere la proposta di Carlo Calenda, ritoccarla appena, e farla firmare ad azienda e sindacati (salvo scordarsi di dare al suo predecessore almeno un ringraziamento per avergli lasciato il piatto pronto).
Insomma, non sembra che il governo del cambiamento abbia fin qui cambiato grandi cose. Sta accadendo, purtroppo, quello che da più parti si temeva: il “fenomeno Raggi” si sta allargando a macchia d’olio in tutto il paese. Roma, la capitale d’Italia, è ridotta come peggio non potrebbe. Sporca, trasandata, le strade piene di buche, mal amministrata, senza prospettive. Virginia Raggi ha sgomberato gli stabili occupati da immigrati, ma di tutto il resto si è scordata, lei e i suoi amministratori. Perché nessuno vuole prendersi responsabilità che poi gli potrebbero essere addebitate. Meglio non fare che correre un pericolo. Peccato che amministrare una città, o una nazione, è compito ineludibile per chi è stato eletto a quel compito. Roma degrada, l’Italia si prepara a degradare. E nessuno pensa che sia il caso di darsi da fare.
Lunedì, intanto, finirà l’intervento della cassa integrazione per decine di migliaia di lavoratori, persone che non avranno più un sostentamento. È vero che, tanto, arriverà il reddito di cittadinanza. Ma se il ministro del Lavoro si decidesse a guardare un po’ anche a questi problemi non farebbe altro che il suo dovere.
L’editoriale
Il direttore de Il diario del lavoro, Massimo Mascini, ricorda la figura di Carlo Dell’Aringa, scomparso improvvisamente il 18 settembre. Esponente di spicco del mondo accademico, Dell’Aringa, assieme ad Aris Accornero e a Tiziano Treu, era direttore scientifico del nostro giornale.
Contrattazione
È stato siglato tra i sindacati di categoria e la St Microelettronics, azienda operante nel settore della micro elettronica, il rinnovo per il contratto di secondo livello. L’intesa, che riguarda circa 10mila lavoratori, prevede, tra i punti di maggiore rilevanza, un nuovo premio di risultato a regime di 3.000 euro l’anno per dipendente.
La nota
Nunzia Penelope racconta l’inedito scontro via Facebook tra alcuni dei massimi esponenti della Cgil. Un post di Vincenzo Colla, critico sulla partecipazione del ministro Savona alle giornate del Lavoro di Lecce, ha infatti scatenato un accesissimo dibattito sul social, con i dirigenti della confederazione che hanno usato la ‘’piazza’’ di Fb per schierarsi chi a favore e chi contro. Sullo sfondo, si intravvedono le tensioni per la successione a Susanna Camusso, dove sono in diretta competizione lo stesso Colla e Maurizio Landini.
Interviste
Massimo Mascini ha intervistato Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil. Pedretti affronta i temi del dibattito interno al sindacato: Lega e 5S, spiega, stanno scardinando i valori fondativi della Cgil, ma la confederazione non riesce a opporsi, manca una visione globale dei problemi. Importante è non dividersi, trovando una soluzione unitaria per la successione alla segreteria generale: Pedretti dice no all’’’uomo solo al comando’’ e indica come strada da seguire il ‘’modello Trentin’’.
Alessia Pontoriero ha intervistato Michele Azzola, segretario generale della Cgil Roma e Lazio, sulla crisi che sta vivendo la Capitale. Per Azzola la mancanza di servizi e infrastrutture e la vicenda Mafia Capitale sono state le principali ragioni del declino del territorio e della decrescita. Per Roma, spiega, a questo punto servirebbe un “piano Marshall”.
Tommaso Nutarelli ha intervistato Massimo Battaglia, segretario generale della Unsa-Confsal, per fare il punto sui contenuti del “Decreto Concretezza” varato dal Governo. Analizzandone il testo, Battaglia sottolinea quelle che sono le reali emergenze da affrontare all’interno della pubblica amministrazione, e la necessità di valorizzare meglio chi opera nel pubblico.
Analisi
Alessandra Servidori fa il punto sulla presenza femminile nella pubblica amministrazione. Secondo l’elaborazione dell’Aran, le quote rosa nel pubblico impiego sono pari al 55%. Una percentuale che scende notevolmente quando ci si sposta verso le posizioni apicali.
Il guardiano del faro
Marco Cianca traccia un suo personale “ritratto di Matteo Salvini: con il suo profilo sorridente e volitivo, di volta in volta ammiccante o minaccioso, afferma, si è conquistato il consenso della maggior parte degli italiani: come avvenne con Mussolini e, mutatis mutandis, con Berlusconi
I blog del diario
Aldo Amoretti ritorna sul tema delle chiusure domenicali dei negozi. Per Amoretti sarebbe opportuno un maggior coinvolgimento dei lavoratori, soprattutto nella grande distribuzione, per evitare rapporti leonini tra azienda e lavoratori, riuscendo così a trovare un giusto equilibrio tra vita privata e lavorativa.
Giuliano Cazzola parte dall’articolo di Nunzia Penelope sul clima in Cgil per analizzare i rapporti tra la confederazione e il governo giallo-verde, anche in vista della successione a Susanna Camusso. Per Cazzola, un groviglio complicato, che il sindacato di Corso d’Italia dovrà però trovare il modo sciogliere.
Paolo Pirani illustra i punti per un progetto e un rilancio dell’economia reale. Punti, che nel confuso dibattito attuale, sono assenti. Dopo la tragedia di Genova, afferma, la parola d’ordine è diventata nazionalizzazione. Un termine che, allo stato attuale delle cose, serve per celare la mancanza di un piano effettivo di rilancio.
Marco Cianca fa il punto sullo stato di salute del Pd. Per Cianca la cartella clinica parla di coma profondo, e la morte celebrale sembra ormai irreversibile. Eppure, il corpo, vale a dire la base, dà ancora segni di vita. Che fare dunque?
Il diario della crisi
I sindacati di categoria territoriali Roma Capitale e Rieti di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil hanno proclamato lo stato di agitazione per i dipendenti di Sogesid Spa, società pubblica di ingegneria. Alla base delle rimostranze sindacali si sono le recenti comunicazioni del ministro dell’Ambiente alle Commissioni Ambiente del Senato e della Camera, e sottoscritte nel Decreto “Atto di indirizzo sulle priorità politiche per l’anno 2019 e per il triennio 2019-2021”, nelle quali si prospetta la cessazione del contratto per i dipendenti Sogesid. Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil hanno indetto un presidio davanti al Mise per il 24 settembre. In quella data scadranno infatti gli ammortizzatori sociali, in particolare cassa integrazione e contratti di solidarietà. Migliaia i lavoratori metalmeccanici coinvolti in situazioni di crisi, che non avranno più la rete di protezione degli ammortizzatori sociali. Si è svolto al Mise l’incontro tra governo, azienda e parti sociali per trovare una soluzione alla crisi della Bekaert che vede coinvolti 318 lavoratori. I sindacati chiedono che il governo emani il decreto per la cassa integrazione per cessazione. L’azienda si è resa disponibile, al momento, a dare incentivi per la ricollocazione dei dipendenti del sito. I sindacati di categoria Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl TAF e Fast Confsal hanno indetto per lunedì lo sciopero del personale delle aziende in appalto di Ferrovie. Alla base dello sciopero c’è l’esaurimento degli ammortizzatori sociali, che sta comportando l’avvio di procedure di licenziamento. A rischio 2mila posti
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati Istat su commercio estero e prezzi all’import, il fatturato e gli ordinativi nell’industria, le cifre sulla produzione nelle costruzioni e i dati sui conti economici nazionali. È inoltre presente la nota trimestrale del Ministero del Lavoro, Inps, Istat e Inail sulle tendenze dell’occupazione e infine le proposte di Fillea-Cgil e Filt-Cisl per un nuovo piano infrastrutturale.


























