L’avvio da parte di Tim della procedura di cassa integrazione straordinaria per a 29.736 lavoratori è “l’ulteriore atto di forzatura unilaterale messo in atto dall’azienda”, una scelta sbagliata “che oltre a non aiutare a risolvere gli indubbi problemi che vi sono, alimenta un clima di lacerazione con i lavoratori, l’esatto opposto di quello che sarebbe utile per superare le difficoltà indotte da uno scenario difficile e complesso quale è quello in cui si trova a doversi misurare Tim”. A dichiararlo sono le segretarie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.
Per i sindacati di certo la trasformazione digitale ha imposto un cambiamento di Tim, ma se in questo senso il progetto DIGiTIM è diventato una necessità , purtroppo vi “gravano drammaticamente i colpevoli ritardi e gli errori commessi negli ultimi anni durante i quali sono stati ripetutamente anteposti gli interessi a breve termine degli azionisti a scapito della capacità di innovazione compromettendo in tal modo il futuro industriale dell’azienda”.
“Il futuro di Tim riguarda tutto il paese – sostengono con forza Slc, Fistel e Uilcom -, deve coinvolgere le istituzioni e la politica nel suo complesso e non può essere fondato su modalità unilaterali che non risolvono i problemi e su strategie che antepongono alla prospettiva industriale dell’azienda l’utilizzo improprio di strumenti per esclusive finalità di risparmio nel brevissimo periodo”.
Pertanto, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil respingono in maniera netta questa scelta da parte di Tim” e invocano l’apertura di un confronto “che affronti e risolva positivamente tutto l’insieme delle questioni presenti e riconsegni un clima di ordinarietà delle relazioni sindacali tale da superare il metodo degli atti unilaterali che ha negativamente caratterizzato quest’ultimo periodo”.
Annalisa Buccellato