L’Osservatorio lavoro della Cna rileva per il mese di febbraio un proseguimento della crescita occupazionale nell’artigianato e nella micro e piccola impresa. La rilevazione è condotta su un campione di circa 20mila imprese associate con quasi 136mila dipendenti.
Nel dettaglio, a febbraio 2018 l’occupazione nell’artigianato e nelle micro e piccole imprese è salita dello 0,6% rispetto a gennaio e del 3,9% su febbraio 2017. Questo incremento è dovuto all’aumento delle assunzioni, cresciute su base annua del 30,7%, ben più robusto delle cessazioni, che a febbraio hanno un segnato un +25,1% rispetto allo stesso mese del 2017. Un combinato disposto che porta al +10,2% l’incremento dell’occupazione nel campione analizzato.
Nell’analisi il dato più interessante è rappresentato dalla tipologia dei nuovi contratti. Dopo le diminuzioni registrate nel 2017 e nel 2016, l’andamento tendenziale delle assunzioni a tempo indeterminato ha registrato una significativa inversione di tendenza rappresentando il 18,4% dei nuovi contratti, una quota pressoché identica a quella segnata l’anno scorso (18,6%). Sembra, insomma, che la caduta si sia arrestata.
I contratti a tempo determinato continuano a fare la parte del leone con una quota del 62,7% sul totale delle assunzioni, seguiti dall’apprendistato (10,8%) e dal lavoro intermittente (8,1%), un dato quest’ultimo da attribuire principalmente all’abolizione dei voucher decisa nella primavera 2017.
Le esigenze della flessibilità delle imprese hanno segnato la scelta delle tipologie contrattuali dei lavoratori dipendenti preferite da artigiani, micro e piccole imprese.
Tra dicembre 2014 (inizio delle rilevazioni dell’Osservatorio Cna) e febbraio 2018 l’occupazione a tempo determinata è cresciuta del 322%, l’apprendistato del 74,8% e il lavoro intermittente del 31,2% mentre è diminuita del 14,9% l’occupazione a tempo indeterminato. Sul totale, però, l’occupazione stabile continua a essere di gran lunga la più consistente (66,5%) seguita ancora a lunga distanza dai contratti a tempo determinato (21,3%), dall’apprendistato (9,3%) e dal lavoro intermittente (2,9%).