Dopo i ministeri, la scuola e le forze dell’ordine, è la volta dello sblocco del rinnovo del contratto del personale della sanità. Ieri, 15 febbraio, le regioni hanno deliberato un’integrazione all’atto di indirizzo all’Aran nel quale sono indicate le risorse che permetteranno anche al comparto della sanità aumenti salariali del 3,48%, con una media di 85 euro lordi mensili, per tutti i 531 mila dipendenti del settore. Si tratta per il 2018 di 110,1 miliardi, quasi un miliardo in più rispetto al 2017. Una cifra che sommando ulteriori riparti successivi – relativi a obiettivi di piano e piccoli fondi vincolati – raggiunge, per il 2018, poco meno di 113,4 miliardi.
I governatori, ha spiegato nel dettaglio il presidente del Comitato di settore Regioni-sanità, Massimo Garavaglia, hanno fatto “un sacrificio mettendoci risorse aggiuntive” poiché, oltre agli 800 milioni di cui già disponevano, sono stati trovati altri “360 milioni di euro per il 2018”. E precisa: “Nel 2019 c’è il miliardo in più previsto dall’aumento del fondo sanitario nazionale”.
“Questo risultato ha sempre qualcosa di straordinario perché è comunque difficile contemperare le diverse e legittime esigenze territoriali in un settore così delicato e nevralgico come la sanità- ha affermato il Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini -. Grazie alla tempestività con cui abbiamo raggiunto in modo unanime l`accordo è adesso possibile per tutte le Regioni una programmazione puntuale sul territorio ed è questo un vantaggio di non poco conto per i bilanci regionali”.




























