Un’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Gfk Italia stima che in Italia nel 2017 i costi dell’illegalità per il mondo del commercio e dei pubblici hanno raggiunto la cifra di 28,4 miliardi di euro, con una crescita del +3,3% rispetto all’anno scorso. Una realtà criminale, questa, che si abbatte sul terziario che potrebbe mettere a rischio 181mila posti di lavoro regolari.
Nel dettaglio, Confcommercio afferma che le perdite complessive annuali per i settori colpiti ammonterebbero al 6,4% del fatturato e del valore aggiunto (4,5 miliardi di euro). A incidere in maniera particolare sono l’abusivismo commerciale (8,3 miliardi di euro), seguito dall’abusivismo nella ristorazione (6,1 miliardi di euro), dal taccheggio (3,7 miliardi di euro) e dalla contraffazione (3,5 miliardi di euro). Per la prima volta i commercianti italiani mettono nel conto anche i costi per la cyber criminalità che avrebbero raggiunto il miliardo di euro, mentre i costi provenienti da ferimenti, assicurazioni o spese difensive è di 5,8 miliardi di euro.
Nel corso del 2017, il 9% dei piccoli imprenditori ha denunciato di aver avuto un’esperienza diretta di minacce o intimidazioni a scopo di estorsioni e che il 2,8% degli imprenditori del terziario di mercato è stato costretto ad accettare richieste estorsive.
Chi è stato vittima di estorsione sale al 16% al Sud, mentre nel nord Italia questa percentuale si riduce al 4%. Nel corso del 2016 chi aveva testimoniato di aver subito estorsione era stato il 13% degli operatori.
La percezione di sicurezza tra commercianti e mondo del terziario nel nostro paese è migliorata solo per il 7%, mentre circa un terzo degli imprenditori percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza per la propria attività rispetto all’anno scorso. Un dato, questo, che si accentua nel centro Italia e tra i venditori su aree pubbliche.
E.M.



























