Si chiama For Working, dove For sta per flessibilità, obiettivi e risultati, la nuova modalità di lavoro che ora approda alla Sasol di Milano, multinazionale del settore chimico, dopo l’accordo aziendale sottoscritto con le parti sociali. Nel For working, definita nell’accordo programmatico siglato lo scorso luglio da Federchimica e Farmindustria, assieme a Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, scompaiono i vincoli relativi all’orario e al luogo, e dove la prestazione lavorativa viene calibrata sul raggiungimento degli obiettivi.
“L’accordo programmatico definito al livello nazionale – spiega Aldo Zago, segretario della Filctem-Cgil -Lombardia – è stato necessario per definire quel quadro di regole che la contrattazione di secondo livello riesce poi a declinare secondo le necessità della singola azienda. Si tratta di un cambio di paradigma significativo, con il quale vogliamo dare anche una nuova lettura del lavoro agile, non solo per affrontare la pandemia, ma anche per i futuri cambiamenti legati all’innovazione tecnologica. Infatti, gran parte dello smart working sin qui visto non è stato altro che una trasposizione della prestazione lavorativa dall’ufficio all’ambiente domestico. Nel For Working, invece, viene meno la struttura gerarchia del controllo, per lasciare piena autonomia al dipendente nel portare a termine l’obiettivo posto dall’azienda. Questo, ovviamente, richiede grande responsabilità da parte del lavoratore”.
Una nuova organizzazione, che implica un salto culturale non di poco conto, tanto per i forworkers che per il management. Per questo l’accordo prevede la realizzazione di un percorso formativo, in parte simile per dipendenti e dirigenti, focalizzato all’acquisizione di nuove competenze, che vanno dalla cyber sicurezza a una gestione efficiente del tempo di lavoro, fino al distance management, che consentirà ai capi del personale la conduzione e il coordinamento di un team da remoto. La tecnologia dovrà poi essere una valida alleata per mantenere viva la partecipazione del dipendente alla vita dell’impresa. Sul versante più strettamente operativo, l’azienda si impegnerà a fornire la strumentazione necessaria, mentre non coprirà le spese di connessione, poiché il lavoratore non è obbligato a svolgere il proprio lavoro da casa. Saranno invece erogati i buoni pasto, che hanno fatto tanto discutere dopo l’esplosione dello smart working.
“Un accordo innovativo – conclude Zago – frutto di un sistema di relazioni industriali e culturale molto consolidato nel settore”.
Tommaso Nutarelli