Detassare i premi di produttività in modo strutturale, se frutto di accordi aziendali, per spingere i salari: è la proposta del leader della Cisl, Luigi Sbarra, che in un’intervista al Sole24Ore sottolinea che è necessaria anche una riforma fiscale per abbattere il cuneo. E poi aumentare il fondo contro il caro bollette con un bonus energia per i redditi fino a 30mila euro.
“Stiamo esercitando un forte pressing sul Governo perché non possiamo restare a guardare che l`inflazione e l`aumento dei costi energetici erodano reddito e risparmi di lavoratori e pensionati, competitività e sostenibilità produttiva delle imprese – dice – non sappiamo se ci vorrà uno scostamento di bilancio. Bisogna continuare a sostenere i ceti fragili e le filiere in difficoltà, rafforzando il fondo contro il caro bollette e mettendo in campo subito una riforma del fisco che abbatta il cuneo e abbassi la pressione dei primi scaglioni Irpef, valutando l`introduzione di un bonus energia per i redditi sotto i 30mila euro”.
Secondo Sbarra il Patto della fabbrica “va aggiornato aprendo un confronto responsabile, tenendo conto dei rincari delle materie prime che pesano sui costi delle imprese e sul potere d`acquisto dei salari. E’ giusto avviare una verifica su una possibile revisione dell`indice Ipca, da cui oggi vengono detratti gli effetti dell`andamento dei costi energetici importati. Ma l`accordo del 2018 non va assolutamente smantellato e resta fondamentale per ritrovarci su regole condivise in questa delicatissima fase di transizione. Vanno rinnovati i contratti, defiscalizzati stabilmente i frutti delle intese di primo e secondo livello, in particolare il welfare negoziato e gli accordi di produttività, che vanno del tutto detassati abbandonando il criterio incrementale. Bisogna diffondere la contrattazione aziendale e territoriale, praticata troppo poco nelle Pmi e nel Mezzogiorno”.
Sui rapporti con Cgil e Uil dopo lo sciopero generale cui la Cisl non ha aderito, Sbarra aggiunge che “lo strappo è stato forte e servirà un chiarimento in primo luogo sul modello sindacale che per noi resta ancorato al profilo della responsabilità, autonomia, riformismo, pragmatismo, contrattazione, concertazione. Dobbiamo muoverci dal conflitto alla partecipazione: imprese, sindacato e Governo devono ritrovarsi nello stesso cantiere riformatore, cooperando per rispondere insieme a problemi comuni, rilanciando crescita e sviluppo, produttività e occupazione, redditi da lavoro e pensione, protezioni sociali e politiche attive elevando la qualità della democrazia economica. Questo obiettivo si realizza con un nuovo patto sociale per costruire le basi della ripartenza e dare impulso a un nuovo modello di sviluppo più solidale, competitivo e partecipativo”.
E.G.