Dopo la tragica morte di Giuseppe Lenoci, il 16enne vittima di un incidente stradale durante uno stage vicino Ancona, gli studenti delle scuole superiori sono tornati oggi in piazza per manifestare contro “lo sfruttamento in alternanza scuola-lavoro” e la “repressione” delle forze dell’ordine. Vari cortei e presidi in oltre 40 città.
Si tratta della terza giornata di mobilitazione nazionale in poche settimane, dopo quella del 28 gennaio indetta per la morte di Lorenzo Parelli, lo studente di 18 anni schiacciato da una trave d`acciaio durante uno stage in un’azienda in provincia di Udine, e del 4 febbraio contro le nuove modalità del prossimo esame di Maturità. Gli studenti chiedono le dimissioni del ministro dell`Istruzione Bianchi e del ministro dell`Interno Lamorgese, quest’ultima ritenuta responsabile degli scontri a Torino nel corteo di fine gennaio.
A Roma un corteo è sfilato dalle 10 da Piazza Vittorio Emanuele a Piazza Madonna di Loreto, e le manifestazioni si sono svolte in molte città, da Nord a Sud: da Bologna (Piazza Aldrovandi), a Firenze (Piazza Adua ), a Milano (Largo Cairoli ), a Napoli (Piazza Garibaldi ), a Reggio Calabria (Piazza Italia ), a Torino (Piazza XVIII dicembre ), a Venezia (Piazzale Cialdini ).
Tra i promotori della giornata di protesta, il Fronte della Gioventù Comunista e l’Unione degli Studenti, oltre a vari comitati e collettivi locali, come La Lupa e Opposizione studentesca alternativa a Roma, il Kollettivo Studenti Autorganizzati a Torino e il Coordinamento dei Collettivi Studenteschi a Milano. Sempre oggi, nella Capitale sono partiti gli Stati generali della Scuola pubblica: una tre giorni organizzata dall’UdS “con il fine di scrivere una riforma della scuola pubblica a partire da chi la vive tutti i giorni”.
“Migliaia di studenti in piazza oggi ci ricordano, in tempi in cui la partecipazione attiva alla vita pubblica è avvertita come un peso quando non addirittura come un pericolo, che la scuola è la prima palestra della democrazia. Condividiamo le loro battaglie e da tempo chiediamo al governo che sia eliminata l`obbligatorietà dell`alternanza insieme ad un ripensamento complessivo del modo in cui si è costruito il rapporto tra scuola e lavoro negli ultimi 20 anni”. Così in una nota il sindacato Flc Cgil.
“In un Paese che ha perso un milione di posti a media e alta qualificazione, il problema non è certo la scuola che non forma adeguatamente per il lavoro quanto il lavoro offerto. Senza investimenti, senza adeguati percorsi educativi costruiti a partire dalle esigenze e dai contesti delle scuole, l`alternanza se va bene è inutile altrimenti diventa pericolosa: non costruisce utilità sociale ne aumenta le capacità cognitive di chi studia, ma alimenta un mercato del lavoro precario e a bassa qualifica. Non tutti i lavori purtroppo hanno caratteristiche formative e solo imprese che fanno formazione ai loro lavoratori, tutelano i diritti e ovviamente la sicurezza possono essere prese in considerazione per i precorsi che intrecciano studio e lavoro”.
“La scuola migliore non è quella che prepara all`esistente, che si adatta, ma quella istituzione che forma cittadini e produttori critici in grado di cambiare il mondo in meglio a partire da quello del lavoro”, conclude la Flc Cgil.
E.G.


























