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Home - Blog - Italiani, armiamoci e lavorate!

Italiani, armiamoci e lavorate!

di Tommaso Nutarelli
6 Maggio 2022
in Blog
Italiani, armiamoci e lavorate!

Italiani, armiamoci e lavorate! Potremmo riassumere con questa battuta la visione del lavoro di Fratelli d’Italia. Negli “Appunti per un programma conservatore” il capitolo dedicato al lavoro, intitolato Crescere nel lavoro, è curato da Guido Crosetto. Il primo punto che sta a cuore al partito di Giorgia Meloni è una sensibile riduzione del cuneo fiscale su vasta scala, con tutta una serie di voci, tra cui anche i beni ceduti dal datore di lavoro ai propri dipendenti come panettoni o bottiglie di vino, esentati dall’Irpef. Ognuno di noi vorrebbe certamente vedere un alleggerimento della tassazione. Ma ricordiamoci che attraverso l’Irpef viene finanziato lo stato sociale pubblico.

Non manca poi il paragrafo dedicato all’annosa questione dell’occupazione giovanile. Ed è qui che la fantasia degli adepti della Fiamma tocca altezze vertiginose.

Per Fratelli d’Italia l’unico e il principale responsabile del mancato incontro tra i giovani e il mondo del lavoro è il reddito di cittadinanza. Nel documento si legge che il giovane che non intendete attivarsi viene ignorato dallo stato, il quale, tuttavia, gli riconosce il reddito di cittadinanza, senza nessun tipo di obbligo a formarsi o cercare lavoro. Si tratta di una affermazione non vera, in quanto il reddito di cittadinanza prevede l’obbligatoria attivazione del percettore. Attraverso un colloquio coi famigerati navigator, si ha una scrematura tra chi non può sottoscrivere il patto per il lavoro, perché impegnato in carichi di cura verso i figli minori, i familiari con disabilità o perché portatori di qualche handicap, e chi, invece, può riproporsi sul mercato del lavoro, colmando, eventualmente, alcune carenze formative.

Si può certamente discutere sull’effettivo funzionamento del reddito di cittadinanza, se l’interazione tra i navigator, a carico di Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, e i centri per l’impiego, e quindi le regioni che, secondo il titolo V della Costituzione, sono titolari delle politiche per il lavoro, abbia avuto successo. Si può parlare del perché i comuni, non tutti ovviamente, non abbiamo attivato o l’abbiamo fatto con grande ritardo i Puc, i Progetti di utilità collettiva. Insomma si possono fare tutte queste sacrosante valutazioni, si può dibattere nel merito, ma non cadere in una stima puramente ideologica come fa il testo di Fratelli d’Italia, che non accenna minimamente alla decennale inefficienza dei centri per l’impiego, ben nota prima della nascita del reddito di cittadinanza.

Dunque qual è la soluzione al problema dell’occupazione giovanile per il partito di Giorgia Meloni. La risposta è intelligenza artificiale. Si dovrà così creare un sistema, non si sa gestito da chi e con quali garanzie per la privacy, che schedi tutti i giovani che ogni anno finiscono le scuole superiori o l’università, agganciandoli a imprese, agenzie per il lavoro e centri per l’impiego. In altre parole una sorta di leva obbligatoria. Infatti si legge testualmente “il giovane non potrà più scegliere se lavorare o meno, ma è vincolato ad accettare l’offerta di lavoro per sé, per la sua famiglia e per il Paese, pena la perdita di ogni beneficio con l’applicazione anche di un sistema sanzionatorio”.

Addio a tutte le ambizioni e le aspirazioni personali. Il bene della collettività viene al primo posto. Il giovane non può non lavorare per la propria patria, altrimenti rischia di incorrere anche in delle sanzioni, non sappiamo se di natura pecuniaria, amministrativa o penale. Una visione così poco libertaria del lavoro viene dallo stesso partito che per mesi ha accusato il governo di essere liberticida quando ha introdotto il green pass, etichettandolo come un obbligo vaccinale surrettizio. Nel programma di Fratelli d’Italia c’è un obbligo al lavoro per niente camuffato.

Scorrendo gli Appunti, alla voce lavoro femminile, il programma di Giorgia Meloni prevede, per le madri lavoratrici, la creazione di asili nido da parte di aziende con più di 50 dipendenti, e la possibilità di usufruire dello smart working 3 giorni a settimana. Ma, si badi bene, solo per le madri. I padri sembrano esclusi dal lavoro agile. Infatti sono le donne che devono conciliare famiglia e lavoro, perché a loro, e loro soltanto, tocca la cura dei figli. Altrimenti in che modo si difende la famiglia tradizionale?

C’è poi un ultimo punto che merita attenzione, il contrasto al lavoro nero. Secondo Fratelli d’Italia serve un cambio di paradigma per debellare questo morbo che infetta il mercato del lavoro. Infatti, come spiega il documento, i controlli, molto spesso eseguiti in modo poco ordinato e incisivo, hanno preso di mira, con una vera e propria caccia alle streghe, le imprese, soprattutto le piccole. Con il cambio di paradigma, i controlli vanno spostati delle aziende alle persone, disoccupati, inoccupati e Neet. Questa fetta di popolazione, è il ragionamento di Fratelli d’Italia, mentre riceve un sussidio dallo Stato, cerca di massimizzare le proprie entrate andando a caccia del lavoro irregolare migliore. C’è, in definitiva, un capovolgimento delle responsabilità. Ovviamente non mancano i furbetti anche tra i lavoratori, ma pensare che non ci siano imprenditori che marciano nell’irregolarità per il proprio lucro è, per usare un eufemismo, quanto meno pretestuoso. Che fare dunque? Sottoporre a un obbligo formativo costante, financo tutti i giorni come si legge negli Appunti, queste persone.

Se dunque questa è la visione del lavoro di Fratelli d’Italia non forse più saggio darsi alla macchia?

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Giornalista de Il diario del lavoro.

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