“Basta con le mistificazioni. L’Europa non ci chiede il salario minimo per legge. La direttiva europea non impone nulla, ma invita i Paesi a potenziare la contrattazione collettiva. Quella contrattazione in cui l’Italia vanta una condizione assolutamente ottimale: quasi il 90% del nostro mondo del lavoro è coperto da contratti seri. I problemi che riguardano i lavoratori poveri – quelli che lavorano sottopagati o con contratti “pirata”, le false partite Iva, i falsi autonomi – si affronteranno secondo la cultura italiana delle relazioni industriali. Chi non la conosce, studi. Mi rivolgo a tutti quelli che parlano ignorando la via italiana alla contrattazione, parte di un patrimonio di eccellenza del nostro Paese.
Grazie alla nostra storia, non abbiamo bisogno di lezioni da parte di nessuno sulla tutela dei lavoratori poveri. I pasdaran spostino la loro attenzione altrove, non su una materia così delicata come quella del mercato del lavoro: un insieme di equilibri che vanno preservati. Non strumentalizziamo questo tema serio, importante, che coinvolge decine di migliaia di persone sofferenti di cui certamente dovrà occuparsi il Governo.
Attenti alle derive stataliste, assistenzialiste, contro il mercato. Il pericolo è che la rigidità del salario minimo per legge e la rigidità del reddito di cittadinanza portino a un irrigidimento più complessivo del mercato del lavoro, con risultati assolutamente nefasti in termini di crescita, distribuzione della ricchezza, produttività”. Così, in una nota, Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione.
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