L`aumento dei costi dell`energia potrebbe, con effetti differenziati nei settori, rendere negativi i margini operativi dell`8,2% delle imprese attive che impiega circa il 20% degli addetti. E’ quanto emerge da una simulazione Istat diffusa con la nota sull’andamento mensile dell’economia italiana.
I rincari dei prezzi energetici, registrati già a partire dal 2021 “a seguito della ripresa ciclica post pandemica e accentuatisi notevolmente in seguito all`invasione dell`Ucraina del 2022, costituiscono un elemento di forte rischio per l`operatività delle imprese italiane”, ha avvertito l’Istat.
Ad oggi, “sebbene sia difficile formulare precise valutazioni quantitative sugli effetti di tale shock, è ragionevole presumere un impatto eterogeneo sui margini di profitto delle imprese causa dell`interazione di numerosi fattori”. In primo luogo appare rilevante il mix energetico utilizzato dalle imprese nei processi produttivi, stretta-mente legato alle caratteristiche tecnologiche prevalenti per la produzione di beni e servizi: alla luce degli andamenti di prezzo molto eterogenei, con incrementi enormi per il gas naturale e l`elettricità, più contenuti, seppur considerevoli, per benzina, gasolio, olii combustibili, l`impatto complessivo dei rincari sulle singole imprese dipenderà in larga misura dal grado di utilizzo relativo delle diverse fonti.
In secondo luogo, risulterà cruciale la capacità (o la possibilità) individuale di trasferire a valle, sui prezzi di vendita, la crescita dei costi. Il perdurare nei prossimi mesi di livelli dei prezzi energetici così elevati determinerebbe l`accentuazione dei rischi, già oggi osservabili, sulla redditività, costituendo un elemento di forte preoccupazione per la tenuta del sistema produttivo e dell`occupazione.
E.G.