“Pessimo segnale. Una mossa autoritaria e un po’ stupida perché non è mettendo i bavagli che si risolvono i problemi, quando lo stesso Visco ha detto che non c’è tempo da perdere”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in un colloquio con la Stampa, parlando dell’emendamento del Governo al Dl sulla PA che esclude i poteri di controllo della Corte dei Conti ai fondi del Pnrr.
Landini ha poi commentato l’ultimo discorso del presidente uscente di Bankitalia, Ignazio Visco, che ha parlato di lavoro, precarietà e salario minimo manifestando posizioni apparentemente in armonia con quelle del sindacato. In particolare, il numero uno della Cgil sottolinea che l’urgenza del Paese dovrebbe essere la valorizzazione del lavoro attraverso l’aumento dei salari e quindi limitando la precarietà. Solo così si può fermare l’emorragia di italiani che partono per non tornare più, nonché mitigare l’allarmante tasso di denatalità che è al centro dell’agenda governativa. Su quest’ultimo punto, Landini ribadisce che per poter fare figli bisogna mettere le coppie nelle condizioni di “poter contare su dei servizi sociali e non essere spaventati dalla precarietà” e quindi intervenire su scuole e asili nidi per poter facilitare l’occupazione femminile. “I servizi, i salari e la stabilità. È per questo che non si fanno figli…”, chiosa.
In un passaggio del suo discorso, Visco si sofferma sulla produttività latente delle imprese, dinamica connessa a doppio filo al tema dell’aumento dei salari, e Landini ne riprende in particolare un passaggio in cui il governatore di Bankitalia ha notato come le aziende che premiano i lavoratori e investono sulle innovazioni sono quelle che conseguono risultati migliori: “Chi investe nella qualità, cresce e il superamento della precarietà diventa elemento fondamentale: se hai a che fare con sei milioni che sono poveri pur avendo un impiego, è un problema di impoverimento del lavoro e della sua qualità che danneggia tutti”. In sintesi, per Landini è arrivato il momento di riformare il fisco e i salari, “rimettendo i lavoratori e le lavoratrici al centro”.
In tema di salario minimo, infine, anche Visco ha rilevato che la misura porterebbe dei vantaggi, ma a quanto pare il dibattito resta tale: fermo. Per Landini, tuttavia, occorre separare gli ambiti di pertinenza: perché da una parte si impone una legge che misuri la rappresentanza, definendo i contratti e il loro valore; dall’altra, “si definisce un salario minimo sotto il quale non si può scendere”. Ma il governo non fa niente: non finalizza le riforme in concerto con le parti sociali e non investe sui contratti scaduti. “Non si affronta il tema allargando i voucher e liberalizzando i contratti a termine, né con i condoni o facendo passare per furbi chi evade”.
e.m.



























