“Il lavoro cresce ma occorre investire sulla prospettiva”. È quanto ha sottolineato, in un intervento su Il Foglio, il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, che prosegue: “Per fortuna non c’è nessuna apocalisse alle porte dell’economia italiana. I dati Istat hanno confermato la tendenza alla crescita dell’occupazione e, in particolare, di quella stabile. Stime che trovano pari corrispondenza in quelle relative all’andamento dell’economia nazionale”.
Il leader della Cisl avverte che nonostante le prospettive di crescita al miglioramento, l’economia italiana “non è ancora fuori dalle paludi di un’atavica situazione di ritardo. Nonostante i segni positivi degli ultimi anni i dati sul Pil sono ancora al di sotto di quelli del 2008 non avendo mai recuperato interamente le perdite dovute alle crisi che ci hanno da allora, a partire da quella finanziaria di quegli anni, martoriato: crisi del debito, pandemia e, ultimamente, guerra e gas. Assieme ai dati sul Pil e sull’occupazione sarebbe infatti utile analizzare quelli sulla produttività, per capire se l’andamento occupazionale stia supportando la crescita del valore aggiunto in modo più o meno che proporzionale”.
Anche per far fronte a queste tematiche di particolare urgenza, Sbarra sottolinea l’importanza che potrebbe avere la legge sulla partecipazione presentata dalla Cisl e per la quale lo scorso 1 giugno è partita una campagna di raccolte firme. “La partecipazione può dare delle risposte importanti non solo ai lavoratori ma anche al Paese. Prima di tutto come strumento di codeterminazione dell’organizzazione e delle strategie delle imprese. Fattore che potrebbe di per sé aiutare a costruire quelle condizioni di necessario benessere che animano la ricerca di un posto di lavoro da parte delle nuove generazioni, ancor più di quelle connesse alla soddisfazione economica ed alla stabilità. Ma c’è di più – aggiunge il segretario -. La partecipazione è anche e forse soprattutto strumento di condivisione di un processo evolutivo del nostro sistema industriale che potrebbe partire da una maggior diffusione della contrattazione di secondo di livello da sostenere in qualità e quantità e da un miglior utilizzo degli strumenti di bilateralità”, ha concluso Sbarra.