Alla fine basta che funzioni. Ma neanche questo è possibile dire dell’opposizione – politica, culturale e sociale – al governo Meloni. Il partito della premier è saldamente in testa nei sondaggi. E se a volte il suo consenso non cresce, il gradimento rimane comunque stabile. Le ultime elezioni amministrative lo confermano: la destra avanza, mentre la sinistra indietreggia e arranca. Certo l’astensionismo è ancora il partito più forte. Così come ci si può rifugiare nel fatto che il voto alle amministrative non sempre e non necessariamente è un riconoscimento alla politica nazionale. Eppure le forze politiche devono, prima di tutto, confrontarsi con quell’elettorato che ancora si reca alle urne. La sinistra sta progressivamente scomparendo dal governo di regioni e comuni e il suo tentativo di riconquistare i delusi appare una missione impossibile anche per Ethan Hunt.
Le argomentazioni contro l’esecutivo non stanno funzionando. La nostalgia per il fascismo da parte della maggioranza, – sulla quale si è basata buona parte della campagna comunicativa del Pd per le elezioni politiche – la rilettura di alcuni momenti della storia del paese, i busti di Mussolini in casa della seconda carica dello stato o la minaccia del ministro dell’Istruzione nei confronti di quella preside che, giustamente, metteva in guardia i suoi studenti su come sono iniziati gli anni bui del Ventennio per ora non stanno facendo breccia nell’opinione pubblica. La tragedia di Cutro e le parole del titolare degli Interni forse non hanno scosso cuori e coscienze. La discriminazione dei figli delle coppie omosessuali, attraverso la mancata trascrizione all’anagrafe, il voler imporre un unico modello di famiglia o di genitorialità, o la possibile revoca del Roma Pride da parte della Regione non stanno cambiando la sensibilità collettiva.
Allo stesso modo non hanno appiglio situazioni di altra natura, come lo spoil system della Rai – pratica messa in atto, va ricordato, da tutti i governi – o quello che accaduto al Salone del libro di Torino. Passaggi e temi che hanno sicuramente una loro importanza, e sui quali l’attenzione e la critica non devono mai venir meno. Un’altrettanta considerazione, però, dobbiamo averla anche sull’amministrazione dello stato sociale, sul funzionamento di sanità e scuola, sul mondo del lavoro e le sue trasformazioni, sull’ambiente. E magari anche su questo dovrebbe concentrarsi tutta l’opposizione al governo guidato da Meloni.
Perché il clima politico rispecchia un po’ quello che circondava Salvini nel primo governo Conte. Non sarebbero bastate mille Carola Rackete per far perdere consensi all’allora ministro dell’Interno. La crisi di voti che ha colpito la Lega è stata innescata da Salvini stesso, che non aveva previsto l’alleanza Pd-Cinque Stelle che di fatto lo ha relegato in un angolo. Non di certo il blocco delle navi dei disperati che sfidano il mare.
Tommaso Nutarelli


























