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Home - Approfondimenti - Interviste - Pellecchia (Fit-Cisl), momento di rinnovi per la categoria. Sulla sicurezza serve una cultura della prevenzione

Pellecchia (Fit-Cisl), momento di rinnovi per la categoria. Sulla sicurezza serve una cultura della prevenzione

di Tommaso Nutarelli
5 Luglio 2024
in Interviste
Pellecchia (Fit-Cisl), momento di rinnovi per la categoria. Sulla sicurezza serve una cultura della prevenzione

Dal Tpl, passando per le attività ferroviarie, fino ai porti e la logistica. È un momento di rinnovi ma anche di scioperi quello che sta vivendo la Fit-Cisl, la categoria dei trasporti della Cisl guidata da Salvatore Pellecchia. Salari, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e contrasto alle aggressioni. Questi i principali temi delle piattaforme che il sindacato, assieme a Cgil e Uil, ha presentato alle varie controparti. C’è poi il tema sicurezza, sempre più tristemente presente sui giornali, che per Pellecchia richiede un profondo cambio culturale, e poi la grande rivoluzione dell’intelligenza artificiale, che il sindacato italiano sta affrontando a partire dal 2020 con il progetto We-Transform. Si chiude infine una delle vertenze storiche del nostro paese, quella della ex Alitalia, con il via libera dalla Commissione europea dell’acquisizione Ita Airways da parte dei tedeschi di Lufthansa.

Pellecchia la categoria è impegnata in una serie di rinnovi contrattuali. Quali sono le vostre richieste?

Le piattaforme per il rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, alcuni scaduti lo scorso 31 dicembre 2023, come quello del Tpl, attività ferroviarie, marittimi e porti, mentre quello del trasporto merci e logistica a marzo 2024, sono concentrate sui salari per ridare potere di acquisto ai lavoratori, perché l’inflazione si è fatta sentire anche a causa delle politiche restrittive della Bce sui tassi di interesse e ha risentito degli effetti del conflitto in Europa. L’altro elemento riguarda la conciliazione tra vita e lavoro attraverso la revisione delle norme di impiego vigenti. L’intento è quello di umanizzare i turni. Terzo punto l’emergenza aggressioni che continuano ad avvenire, prima nel Tpl e nelle ferrovie, e ora anche negli aeroporti. Bisogna dare immediata attuazione al protocollo che affronta il tema ma che è fermo da due anni, nonostante sia stato sottoscritto dalle associazioni datoriali, ministero dei Trasporti e Interno, Conferenza Stato Regione e Anci, che però non viene applicato. Nel protocollo, oltre a un puntuale monitoraggio del fenomeno, ci sono tutta una serie di azioni che a nostro avviso possono mitigare il fenomeno e fungere da efficace deterrente, come la messa a disposizione dei lavoratori di un numero diretto con le forze dell’ordine o sanzioni per chi aggredisce; la creazione di una sede istituzionale, a livello nazionale, di monitoraggio, consultazione e confronto; la costituzione di tavoli tematici che coinvolgono tutti i soggetti interessati, finalizzati all’elaborazione di proposte; contribuire all’aggiornamento della normativa in materia di polizia, sicurezza e regolarità dei servizi di trasporto; attivare tavoli prefettizi per monitorare il fenomeno e le aree a maggior rischio e proporre soluzioni. Tra le altre misure specifiche previste: promuovere l’utilizzo di efficaci dispositivi tecnologici e soluzioni tecniche per aumentare la sicurezza del servizio nelle stazioni e sui mezzi di trasporto con investimenti in infrastrutture e mezzi su videosorveglianza e protezione ambiente di lavoro, rendendo obbligatori equipaggiamenti minimi nell’acquisto dei mezzi; progressivo isolamento del posto di guida degli operatori di Tpl con cabine protette per le vetture; dotazione di sistemi di controllo degli accessi in stazioni/ingressi/autostazioni; istituzione di programmi di protezione e sicurezza per la presenza di personale dedicato ed addestrato in situazioni di pericolo; controllo e presidio del territorio, stazioni, capolinea, pensiline, anche attraverso la presenza di guardie giurate e unità cinofile come misure di deterrenza e prevenzione.

Come stanno procedendo le trattative?

Per i marittimi bene, quasi tutte le sezioni del Ccnl sono definite e siamo pronti alla sottoscrizione dell’intesa per il suo rinnovo. Per i porti si procede a singhiozzo per la complessità delle variabili in gioco e, pertanto, è stato confermato lo sciopero del 4 e 5 luglio. Nel Tpl, invece, la situazione è molto più complessa. Si registra una fragilità cronica del comparto dovuta alla eccessiva frammentazione del settore – in quanto si contano oltre 900 imprese operative – e l’insufficienza di risorse economiche pubbliche assegnate al comparto per garantire lo svolgimento dei servizi essenziali di mobilità. A completare il quadro delle principali problematiche evidenziate si aggiunge la carenza degli autisti con tutte le conseguenze del caso e il rischio di compromettere la regolare attività dei mezzi. Il tpl è un asset strategico che necessita di una riforma che punti a realizzare anche nel nostro Paese, come in tutta Europa, dei campioni nazionali in grado di razionalizzare e ridurre significativamente i costi operativi, praticare economie di scala ed elevare gli standard di sicurezza e di qualità, oltre che di sostenibilità, per competere in un mercato aperto già da anni alla concorrenza. Questo scenario determina un ostacolo significativo nelle trattative e, conseguentemente, soprattutto in virtù dei bassi salari e della durezza del lavoro, rende il settore poco attrattivo agli occhi delle giovani generazioni e delle persone in cerca di occupazione

Per quanto riguarda l’attività ferroviaria, lo stallo è stato dovuto all’attesa delle nomine dei vertici del Gruppo FS, che ora si è sbloccato. Auspichiamo che questo determini un’accelerata nel percorso negoziale sia per il Ccnl Mobilità/Attività Ferroviarie, che per quello aziendale di gruppo Fs, scaduti entrambi il 31 dicembre 2023.

La cronaca ci racconta di incidenti e morti sul lavoro ogni giorno. Come vi state muovendo?

Stiamo riscontrando dei primi segnali positivi perché il ministero del Lavoro sta assumendo nuovi ispettori e perché se ne sta parlando in maniera più sistematica. Però non possiamo farlo solo sulla base dell’onda emotiva, legata al momento. Serve una cultura della sicurezza, che si declina attraverso momenti di formazione all’ingresso e prosegue e si rafforza con la formazione continua. In Autostrade stiamo sperimentando un protocollo che interpreta in maniera estensiva il secondo comma dell’articolo 44 del Testo unico sulla sicurezza, la previsione della Stop Work Authority, per cui nel momento in cui un lavoratore percepisce un pericolo può segnalare la cosa al suo superiore senza timore di atteggiamenti repressivi o sanzionatori da parte dell’impresa. Ogni lavoratore, indipendentemente dalla sua qualifica, ha l’autorità di bloccare i lavori nel momento in cui c’è il rischio concreto di un incidente. Alla base di questo c’è un forte percorso di formazione. Inoltre stiamo chiedendo di inserire nei contratti 4 ore di formazione al mese per ciascun lavoratore da dedicare esclusivamente alla sicurezza. La patente a punti è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Non dico che non serva, ma occorre promuovere e diffondere una nuova e solida cultura della sicurezza e della prevenzione, che deve responsabilizzare tutti gli attori: istituzioni, organi ispettivi, datori di lavoro, sindacati, lavoratrici e lavoratori.

La vostra categoria come sta approcciando la sfida dell’intelligenza artificiale?

Sull’intelligenza artificiale il sindacato italiano si è mosso in anticipo, partecipando al progetto internazionale We-Transform, iniziato nel 2020 e coordinato da Cristina Pronello, Professoressa Odinaria del Politecnico di Torino, e al quale hanno partecipato 34 soggetti, tra atenei, studi legali, imprese e parti sociali, provenienti da tutto il mondo. Nel progetto stiamo anche valutando l’impatto dell’intelligenza artificiale sul settore e le ricadute sul lavoro. Quello che noi abbiamo individuato come strumento per gestire l’avvento dell’AI è un modello di relazioni industriali proattivo e partecipativo, che deve vedere il sindacato coinvolto quando le aziende progettano investimenti di questo tipo e non, come avvenuto in altre circostanze analoghe, a transizione avvenuta solo per gestire gli eventuali esuberi di personale. Da parte degli imprenditori è legittimo ricercare una riduzione dei costi e un incremento della produttività ma questo processo deve avere una base etica nella misura in cui questo non comprime i diritti e non distrugge posti di lavoro ma, semmai, li trasforma. Tutto questo richiede, inoltre, investimenti significativi nella formazione. Il principale nemico in questa rivoluzione è il tempo, ed è per questo che la Cisl ha portato avanti la proposta di legge su un modello di partecipazione avanzato come avviene in Germania già dalla metà del secolo scorso.

Avete sottoscritto un accordo con i sindacati europei. Perché?

Le aziende hanno sempre di più una dimensione europea. Per fare un esempio, il Gruppo Ferrovie dello Stato, al pari di altri gruppi, è presente in Spagna, Gran Bretagna, Germania e in altri Paesi. Per questo riteniamo necessaria una regia più ampia con i colleghi europei. L’accordo rende più forte la tutela dei diritti dei lavoratori e consente di avere uno sguardo più ampio che ci permette di affrontare i negoziati in maniera più compiuta.

Con il via libera dell’acquisizione di Ita Airways da parte di Lufthansa si chiude un’era, quella della ex Alitalia. Cosa serve per evitare gli errori del passato? Come sarà la nuova governance?

Per rispondere alle domande relative alla governance occorrerà ancora un po’ di tempo. La compagnia italiana, nata dalle ceneri di Alitalia, ha dovuto scontare diverse penalizzazioni: ha perso il nome, i servizi di manutenzione e di handling e, per dare seguito positivo alla fusione, ha ceduto il numero di slot imposti dalla Commissione Ue. Grazie all’alleanza con il vettore tedesco, Ita entrerà in una nuova dimensione di crescita e sviluppo, in grado di competere, finalmente, in un mercato globale ma è prioritario affrontare i prossimi passi con il coinvolgimento del sindacato, condividendo strategie, obiettivi e conseguenti percorsi di crescita. In merito a quest’ultimo aspetto, ci aspettiamo che il nuovo piano industriale confermi gli affidamenti e preveda il consolidamento e l’aumento dei livelli occupazionali attraverso nuove assunzioni, attingendo dal bacino di personale già formato e qualificato attualmente ancora in cassa integrazione. Parliamo di poco più di 2.200 risorse fra personale di terra, staff, manutenzione, piloti e assistenti di volo, che aspettano la fase espansiva dell’azienda per rientrare nel mondo del lavoro.

Come valuta l’interlocuzione con il ministro Salvini e il suo ministero?

I rapporti sindacali con i vice ministri Bignami e Rixi sono ottimi. Con Bignami abbiamo aperto, da un anno, un confronto sul trasporto aereo a partire dal piano sugli aeroporti e già oggi si possono apprezzare i risultati positivi. Il paradosso è che a fronte di un mercato ricco, che nel 2023 ha vista oltre 197 milioni di passeggeri, ci troviamo con aziende, ex Alitalia, Air Italy o quelle dell’indotto, che hanno segnato il passo. Questo richiede un’indagine ampia su tutto il cluster del settore. Con Rixi stiamo facendo un buon lavoro sulla sicurezza nei porti. Siamo in attesa di confrontarci con il ministro Salvini, anche per portare a sintesi e alla piena attuazione del già citato protocollo sulle aggressioni.

Tommaso Nutarelli

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Giornalista de Il diario del lavoro.

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