Burocrazia, dazi, energia, decarbonizzazione. Sono queste le priorità al centro dell’agenda dell’7° Forum tra Confindustria e Medef, la principale organizzazione di rappresentanza delle industriali francesi, e delle quali l’Europa deve farsi carico. Un’Europa che per il numero uno degli industriali, Emanuele Orsini, sia capace di “attrarre investimenti, un’Europa che sa mantenere le proprie imprese all’interno del Continente, un’Europa che cresce, produce e consuma i prodotti che produce”. Quindi, “l’Europa non si può permettere di galleggiare, deve reagire ed essere competitiva con il resto del mondo: questo per noi è fondamentale”.
Un’Europa che fino a qualche tempo fa non era “cosi ospitale per la crescita” come ha sottolineato Fabrice Le Saché, vicepresidente Medef. “Dobbiamo costruire un’Unione europea dell’industria e per l’industria e noi possiamo essere degli alleati. L’Europa – ha ribadito – non si fa solo a Bruxelles o Strasburgo ma anche a Roma e a Parigi. Insieme rappresentiamo il 30% del Pil europeo. Serve un cambiamento rapido e ora ci sono le condizioni per realizzarlo”.
Per Orsini le priorità da affrontare sono tutte legate tra di loro perché “non c’è più tempo”. Tra le richieste degli industriali italiani e francesi c’è quella di snellire la burocrazia per far funzionare tutto più rapidamente e con maggiore efficienza. Preoccupa, inoltre, la scure dei dazi soprattutto per “un paese esportatore come il nostro” spiega il presidente di Confindustria. “Anche il 10% ci preoccupa, perché sommandoli con la svalutazione del dollaro per l’impresa italiana è un peso importante. Ci saranno settori – ha detto – che riusciranno a essere performanti, ma per altri dobbiamo mettere in atto politiche di sostegno per poter fare in modo che possano essere competitivi”.
Per questo è importante che l’Europa agisca in fretta e guardi a nuovi mercati. “. La ratifica dell’accordo UE-Mercosur è un banco di prova della credibilità europea: dimostrerebbe apertura, assertività e volontà di diversificare le proprie alleanze. La stessa urgenza vale per gli accordi con Australia, India e Indonesia”.
E c’è poi il capitolo energia. Per Confindustria la transizione verde è necessaria e alla portata delle imprese europee ma non deve trasformarsi “in una trappola industriale”. Dunque rivedere i tempi perché la “riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040, senza garanzie industriali credibili, rischia di provocare delocalizzazioni, reazioni negative dell’opinione pubblica e la disgregazione delle catene del valore”. A questo si deve accompagnare prezzi dell’energia competitivi e stabili e il riconoscimento dell’energia nucleare come ulteriore tassello nella strada per la decarbonizzazione.
Orsini è intervenuto anche sulla vicenda dell’ex Ilva. “Per noi è fondamentale, lo abbiamo dichiarato anche nei giorni scorsi, l’industria dell’acciaio nel nostro paese. Abbiamo imprese che sono eccellenze al mondo, penso a Fincantieri, che ha dieci anni di contratti avanti. Non avere l’acciaio prodotto all’interno del nostro paese penso che sia molto miope”.
“Poi che sia Taranto o in un altro posto, questo – ha specificato Orsini – non sta a noi. Noi sappiamo delle difficoltà delle prescrizioni per l’ottenimento dell’Aia su Taranto. E’ ovvio che qui serve sedersi tutti insieme perché c’è un impatto economico e sociale che interessa migliaia di lavoratori, tra diretti e indotto. Quindi serve veramente un ragionamento serio, ma anche complessivo, però per l’industria italiana l’acciaio è fondamentale”.
Il numero uno degli industriali si è detto fiducioso sullo sblocca della trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici tra Federmeccanica e Fim, Fiom e Uilm. “Intanto hanno fissato la data. Il 15 luglio si riapre il dialogo e questo è positivo. Io sono fiducioso sempre nel dialogo, perché io credo che l’unica via”.
Tommaso Nutarelli



























