Ombre all’orizzonte per uno dei prodotti simbolo dell’industria alimentare made in Italy. Gli Stati Uniti si appresterebbero a imporre dazi del 107% sulla pasta italiana, frutto della somma della tariffa al 15% già in essere con una ulteriore pari al 91,74%. Il dipartimento del commercio, infatti, ha pubblicato i risultati preliminari di una indagine su alcuni produttori di pasta italiani accusati di dumping. Nello specifico il dipartimento ha selezionato, su 18 aziende produttrici di pasta, La Molisana e Pastificio Garofalo (identificate come mandatory respondents) su cui fare accertamenti completi. Al termine di questa analisi il dipartimento è giunto alla conclusione che le due aziende avrebbero “effettuato vendite di pasta dall’Italia a un prezzo inferiore al valore normale durante il periodo che va dal primo luglio 2023 al 30 giugno 2024”. Pertanto ha determinato “in via preliminare margini di dumping medi ponderati stimati per il periodo dal primo luglio 2023 al 30 giugno 2024” pari al 91,74% sia per La Molisana che per Garofalo.
Come da prassi, questi dati sono stati utilizzati per calcolare le tariffe a carico dei due pastai ma anche di un altro gruppo di 11 produttori. Nei risultati preliminari si legge infatti che “il margine di dumping medio ponderato dei rispondenti obbligatori (La Molisana e Garofalo) riflette ragionevolmente i potenziali margini di dumping delle società non selezionate durante il periodo in esame. Pertanto, abbiamo assegnato preliminarmente il margine di dumping medio ponderato del 91,74% alle 11 società non esaminate individualmente in questo accertamento”. Nel dettaglio si tratta di Agritalia, Aldino, Antiche tradizioni di Gragnano, Barilla, Gruppo Milo, Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco, Pastificio Chiavenna, Pastificio Liguori, Sgambaro, Pastificio Tamma e Rummo.
Il ministero degli Esteri fa sapere in una nota che “sta lavorando, in stretto raccordo con le aziende interessate e d’intesa con la Commissione Europea, affinché il Dipartimento Usa riveda i dazi provvisori stabiliti per le nostre aziende”. Il ministero è intervenuto formalmente nel procedimento, come “parte interessata”, per il tramite dell’Ambasciata a Washington, per aiutare le aziende a far valere le proprie ragioni. Il governo italiano auspica che da parte americana venga riconosciuta la correttezza e la piena volontà di collaborare dei nostri produttori con l’indagine in corso.