Quando capita di scandalizzarsi per la (deprecabile) abitudine americana di dotarsi di armi personali, bisognerebbe prima dare un’occhiata all’indagine realizzata dal Censis per Verisure, la multinazionale dei sistemi di allarme che periodicamente rilascia un rapporto sul sentiment degli italiani nei confronti della sicurezza. Dunque, secondo il Censis, sono ben 5 milioni i nostri concittadini che possiedono, legalmente o meno, un’arma da fuoco e che potrebbero utilizzarla senza problemi: oltre la metà degli italiani (52,2%) pensa infatti che dovrebbe essere consentito dalla legge sparare a un ladro che entra in casa, percentuale che sale a quasi l’80% tra chi l’arma la possiede. Ma solo il 20 per cento ritiene che sarebbe necessario alleggerire le norme che attualmente condizionano l’acquisto di pistole, fucili e simili. Del resto, ormai le armi si comprano facilmente nel deep web. Non basta: un’altra quota maggioritaria, vale a dire il 50,9%, pensa che sarebbe una buona idea organizzare “ronde dei cittadini” e partecipare “attivamente al controllo del territorio”.
Ci stiamo dunque ‘’americanizzando’’? D’altra parte i furti esistono, certo: 14 milioni e mezzo di italiani nella loro vita ne hanno subito almeno uno, ma in percentuale rappresentano meno di un terzo della popolazione (28%). E tuttavia, quasi il 60% degli intervistati mette proprio il furto al primo posto tra le ‘’paure’’ da cui difendersi. Un dato in aumento rispetto all’anno scorso, quando la percentuale era solo del 48%. Ma un aumento non giustificato dai fatti, considerando che sia furti che rapine in realtà quest’anno sono calati rispettivamente del 9 e dell’11 per cento.
Se calano i crimini commessi dagli estranei, aumentano invece, e molto, quelli all’interno delle pareti domestiche: nel 2024 sono stati censiti quasi 30 mila maltrattamenti contro famigliari e conviventi, un aumento del 14% rispetto al 2023 e ben il 38,6% in più se confrontato con il 2019. Nella quasi totalità dei casi, ed è purtroppo perfino inutile specificarlo, la vittima era una donna, cosi come lo era nei 20 mila atti persecutori denunciati (+ 3,8%) e nelle quasi settemila violenze sessuali (+ 10% nell’ultimo anno e ben + 40% dal 2019 a oggi). Nel 2024, al numero anti violenza 1522 sono arrivate 17.631 richieste di aiuto, che per oltre il 97% riguardavano donne e nel 79,9% dei casi riguardava violenze all’interno dell’abitazione e del nucleo famigliare. E sono stati commessi 154 omicidi in ambito famigliare e affettivo, che nel 80% dei casi ha avuto come vittima una donna. L’assassino era il partner, o l’ex.
‘’Il criminale che dobbiamo temere, oggi, è quello che ha le chiavi di casa e anche l’accesso a tutti i nostri dati’’, ha sintetizzato efficacemente la giudice Paola Di Nicola Travaglini, componente del Tavolo tecnico nazionale sulla violenza contro le donne del Dipartimento Pari Opportunità, intervenendo nel dibattito che ha accompagnato la presentazione del Rapporto Censis-Verisure. Paragonando il fenomeno delle violenze, per gravità, “alla mafia”, Travaglini ha affermato che ‘’il contrasto alla violenza sulle donne oggi non è adeguato”, “sia per un motivo di scarsa formazione di coloro che dovrebbero combatterlo, sia per una sorta di pregiudizio’’. Pregiudizio che è anche giudiziario, ma non solo: lo e’, spiega la magistrata, anche quello in base al quale “il portiere di uno stabile che nota un estraneo sospetto chiama la polizia, ma non si mobilita se sente una donna gridare”. Una donna picchiata, insomma, fa meno allarme di un furto. Per questo, conclude, Travaglini, occorre partire sempre dalla conoscenza dei dati: i numeri parlano, e anche se non sempre dicono tutto, “sono la base da cui partire per conoscere le dimensioni del fenomeno’’.
A questo proposito Antonio Russo, Dg di Verisure Italia, ha ricorda che gli interventi di aiuto che l’azienda compie in base agli allarmi riguardano anche casi di violenza sulle donne: l’azienda, spiega, “ha da tempo una stretta collaborazione con l’associazione Differenza donna, e le nostre guardie giurate sono formate adeguatamente anche da questo punto di vista. E devo aggiungere che vedo nei nostri dipendenti un forte entusiasmo e consapevolezza nell’ impegnarsi sempre di più su questo terreno delicatissimo’’.
Tornando alla ‘’grande paura’’ dei furti, i Comuni che ne segnalano il maggior numero sono Roma, con 8.699 casi, seguita a distanza da Milano, con 3.152 e Torino, con 2.024. Ma in tutti e tre i casi sono cifre in netto calo rispetto all’anno prima, e anche con un basso impatto rispetto al numero di abitanti: 31 furti ogni diecimila abitanti a Roma, 23 a Milano, 12 a Torino. Crescono invece i furti a Bologna, di ben il 32%, a Venezia e a Padova, rispettivamente del 13,2 e del 29 per cento. In base all’incidenza sulla popolazione la città ‘’maglia nera’’ è Pisa, con 75,5 furti ogni diecimila abitanti, seguita da Modena, Bolzano, Udine e Verona. Dal punto di vista regionale, le più virtuose sono Sardegna, Calabria e Basilicata.
Nel 2024 alla centrale operativa di Verisure, oggi tra le maggiori realtà nell’istallazione di sistemi di sicurezza privati, sono arrivati oltre sette milioni di scatti d’allarme, il 18,7 % in più rispetto all’anno precedente. E nei primi mesi del 2025 sono ulteriormente aumentati, anche per via dell’aumento costante di clienti. Ma non tutte le chiamate corrispondono a un problema effettivo: ricevuto il segnale di allarme, infatti, la centrale verifica che sia un allarme di pericolo reale, che può riguardare un furto, ma anche una aggressione, o un malore. In questo caso, in pochi minuti intervengono sul luogo le guardie giurate, verificano la situazione e, nel caso, allertano le forze dell’ordine o altri operatori in grado di intervenire. I casi reali in cui è stato necessario un intervento sono stati, nel 2024, meno di diecimila, e sono in calo anche nel primo semestre dell’anno in corso. Dunque, riponete i fucili, grazie.
Nunzia Penelope


























