“La Fiom e la Cgil sono l’unico sindacato in Europa che si oppone alla riconversione. I tedeschi, invece, sono molto più favorevoli all’industria bellica. C’è nei nostri operai una memoria storica che risale alla resistenza, quando difesero le fabbriche e non fecero entrare i soldati. Dunque sanno benissimo che cosa vuol dire un’economia di guerra e quali sono gli svantaggi. Inoltre la riconvertire un lavoratore sotto il profilo delle competenze non è così facile”. È questa l’analisi che Barbara Tibaldi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil, ha espresso durante l’evento organizzato dal sindacato dei metalmeccanici e dalla Cgil Roma e Lazio per dire stop a un’economia di guerra.
“Quello a cui stiamo assistendo è un autosabotaggio dell’Europa – ha proseguito Tibaldi – attraverso lo smantellamento della propria filiera industriale. Questo ci consegna tanto nelle mani di Trump quanto in quelle di Putin, che vogliono un’Europa debole, residuale nello scenario internazionale. Si può pensare che certe faccende non tocchino le condizioni di lavoro delle persone, invece non è così”. Quando, ha detto la dirigente sindacale, si parla di riarmo e si dimentica lo stato sociale e le politiche industriali, tutto questo incide anche sul benessere di un lavoratore.
Il no alle guerre, il portare l’attenzione dell’opinione pubblica su ciò che sta accadendo a Gaza, grazie soprattutto al ruolo della Flotilla, sono stati temi al centro dell’azione della confederazione di Corso d’Italia nelle ultime settimane, che ha visto il suo apice negli scioperi.
“Un lavoro non sempre facile – come ha ricordato Natale Di Cola – segretario generale della Cgil Roma e Lazio, perché non è semplice chiedere alle persone di rinunciare a una parte del proprio salario per un qualcosa che pochi conoscono”. La Flotilla, ha detto Di Cola, “è stata una scintilla nella storia e grazie a lei e al lavoro degli operatori sanitari e dei giornalisti abbiamo potuto capire che cosa stava accadendo a Gaza. Questo ha permesso di unirci e di chiedere giustizia per altre persone che, in definitiva, è lo scopo del sindacato”.
“Tutte le famiglie politiche europeiste sono attraversate da questa deriva bellicista. C’è il paradigma che la pace viene con la guerra e non più con la diplomazia il confronto”. È l’allarme lanciato dall’europarlamentare Marco Tarquinio. “Il piano per la transizione verde è ormai totalmente abbandonato dall’Europa, che si è consegnata nelle mani di Trump promettendo investimenti in armi e nella produzione energetica americana che non so come possano essere mantenuti”.
“È scandalosa l’Europa, perché non ha saputo imporre sanzioni a Israele e perché ci ha sempre raccontato che saremmo arrivati fino vittoria assoluta dell’Ucraina. Ora sappiamo com’è la situazione e siamo totalmente esclusi dalla trattativa”, ha spiegato Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra. “L’Europa non ha una politica esterea comune, non ha fatto le riforme necessarie e non ha sputo differendo il proprio modello” ha concluso.

























