In Italia, il welfare assorbe 669,2 miliardi di euro pari al 60,4% del totale della spesa pubblica, con la componente previdenziale che pesa per il 16% del Pil; tutte le componenti sono in forte crescita nel periodo 2019-2025: politiche sociali (+35,2%), previdenza (+25,3%), sanità (+24,8%) e istruzione (+21,1%). Sono alcuni dei dati emersi nel corso del Forum “Welfare, Italia” dal titolo “Capitale Umano: la nuova leva della competitività nazionale”. L’evento è stato l’occasione per presentare il Rapporto 2025 del Think Tank “Welfare, Italia”, iniziativa promossa da Unipol in collaborazione con Teha Group e con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Curigliano, Giuseppe Guzzetti e Stefano Scarpetta.
Secondo le stime del Think Tank, allineando l’Italia ai benchmark europei su occupazione giovanile, femminile, stranieri, partecipazione 60-69enni, si può attivare un incremento occupazionale di circa 2,8 milioni di unità e una crescita del Pil fino a 226 miliardi di euro, pari a +10,6% rispetto ai livelli attuali. L’obiettivo è un welfare sostenibile, inclusivo ed equo, fondato su Capitale Umano e prevenzione, in grado di unire crescita economica e coesione sociale e di sostenere la competitività di lungo periodo del Paese.
Nel 2024 il welfare – nelle sue quattro componenti sanità, politiche sociali, previdenza e istruzione – ha assorbito, dunque, 669,2 miliardi di euro, pari al 60,4% della spesa pubblica. All’interno del perimetro, la previdenza pesa il 16% del Pil, contro una media dell’Eurozona del 12,3%; al contrario, istruzione (3,9% del Pil) e politiche sociali (4,9% del Pil) restano sotto la media europea. Questa configurazione conferma l’esigenza di riequilibrare gli impieghi verso i fattori abilitanti di crescita – scuola e competenze, politiche sociali attive, salute e prevenzione – per rafforzare la produttività e il benessere della collettività.
Il rapporto evidenzia inoltre che tutte le componenti di spesa sono cresciute nel periodo 2019-2025: politiche sociali (+35,2%), previdenza (+25,3%), sanità (+24,8%) e istruzione (+21,1%). Le previsioni Def 2025 indicano ulteriori aumenti nel breve termine, riconoscendo l’urgenza della riallocazione verso investimenti “ad alto moltiplicatore sociale”.
Nel 2024, il 23,1% della popolazione italiana risulta a rischio di povertà o esclusione sociale, uno dei valori più elevati in Ue-27. Il dato nazionale nasconde eterogeneità significative: regioni con performance prossime ai migliori standard europei convivono con aree in cui la quota di popolazione vulnerabile è nettamente superiore. Queste asimmetrie riducono la mobilità sociale e frenano la piena valorizzazione del Capitale Umano del Paese, rafforzando l’urgenza di una Strategia nazionale che metta le persone al centro.



























