“Il vostro futuro non è ancora stato scritto, quello di nessuno. Il vostro futuro è come ve lo creerete, perciò createvelo buono”. Con queste parole Doc di Ritorno al futuro si rivolge a Marty McFly e alla fidanzata Jennifer al termine della terza pellicola. Le stesse parole riprese dal segretario generale della Cgil Roma e del Lazio, Natale Di Cola, per spiegare il valore politico del documento “Ritorno alla normalità”, presentato a Roma presso la sala Laudato Sì del Campidoglio.
Un’iniziativa, alla quale hanno partecipato anche i Capigruppo, i Presidenti di Commissione dell’Assemblea Capitolina e del Consiglio Regionale del Lazio e le forze politiche, durante la quale il sindacato ha messo sul tavolo delle proposte per un ritorno alla normalità, sotto il profilo del lavoro, del fisco e dei servizi sociali, per la città di Roma e la Regione Lazio. Un ritorno alla normalità che dovrà iniziare dal 2026, quando la capitale uscirà dalla procedura di commissariamento per il debito e finirà il piano di rientro per la sanità regionale.
I mali che affliggono città e regione sono molti e di lunga durata. Nonostante una crescita del 10% del valore nominale delle paghe tra il 2021 e il 2025 nel privato, il valore reale, spiega l’analisi della Cgil capitolina, rimane inferiore di circa 9 punti percentuali rispetto al 2021. La retribuzione annuale lorda per il 43% degli under 35 del Lazio non supera i 10mila euro e oltre il 43% dei dipendenti non vede applicato il contratto nazionale di riferimento per la parte salariale. E anche quando i contratti vengono rinnovati questo non sempre è sufficiente afferma il sindacato. La fiammata inflattiva dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il costo del carrello della spesa che ancora si fa sentire per le classi più disagiate, il drenaggio fiscale e le addizionali locali hanno ulteriormente compresso le retribuzioni nette.
Permane, poi, una condizione di bassa qualità del mercato del lavoro. Il 55% dei lavoratori è impiegato in micro imprese, che molto spesso non hanno una struttura adeguata o la volontà di innovare. L’occupazione degli under 25 si attesta al 3,8%, un punto inferiore alla media italiana. Una distanza simile, dell’1,3%, si rileva tra gli occupati nella fascia 15-34 anni a Roma in confronto con le statistiche nazionali. Inoltre il 40% delle donne residenti in regione nel 2024 non ha avuto un impiego e il 51% dell’occupazione femminile è concentrata nell’educazione, nei servizi sanitari e nel terziario.
Roma, racconta il documento della Cgil, si conferma la capitale della precarietà. Quasi la metà dei contratti, il 48%, dura un giorno, e al livello regionale solo circa il 15% dei nuovi contratti è a tempo indeterminato. Dal punto di vista numerico l’occupazione nella capitale, nel 2024, ha superato i livelli pre covid, segnando un incremento del 2% sul 2019. Una crescita che però si concentra nei settori a più basso valore aggiunto e con retribuzioni più povere. Infatti l’industria impiega solo il 6,7% degli occupati contro il 20% delle media nazionale. E anche nel terziario avanzato, che da lavoro a un quarto degli addetti di Roma, un dato superiore alla media nazionale del 17,6% ma inferiore al 38% di Milano, si registra un arretramento soprattutto nelle qualifiche più alte.
Sotto il profilo educativo i livelli di istruzione nel mercato del lavoro capitolino si confermano più alti della media statale eppure si rafforza il fenomeno dell’overeducation, con la quota di laureati in lavori a bassa qualifica che è salita dal 6,4% all’8,6% tra il 2011 e il 2019. Ma a preoccupare il sindacato anche la crescita delle ore di cassa integrazione, arrivate a 15,5 milioni nel primo semestre dell’anno, con un balzo del 14%
La Cgil Roma e Lazio denuncia, ancora, una crescita della diseguaglianze e un aumento della polarizzazione. Il 10% della popolazione detiene il 60% della ricchezza mentre il 30% della popolazione del Lazio è a rischio povertà. Quella abitativa rimane un’emergenza che per il sindacato richiede un’immediata azione. Il combinato disposto tra Giubileo e affitti brevi hanno di fatto svuotato il centro storico. I residenti di Roma e Lazio sono inoltre i più colpiti dalle addizionali Irpef su lavoro e pensioni, che in un decennio hanno generato un prelievo extra per comune e regione di 11miliardi, che si somma ai 3,3 miliardi del fiscal drag nel triennio 2022-2024. E nel complesso i fondi del Pnrr e le maggiori entrate dovute all’anno giubilare non hanno prodotto l’atteso salto.
Per ridare slancio al mercato del lavoro, andare verso un fisco più equo, ridurre le diseguaglianze e rafforzare il perimetro del welfare pubblico la Cgil di Roma e Lazio ha inserito nel documento un piano articolato in dieci proposte.
Nel decalogo compaiono l’azzeramento della maggiorazione dello 0,4% dell’Irpef relativa alla gestione commissariale e quella dello 0,5% legata al risanamento del debito sanitario per i redditi più bassi. Un blocco degli aumenti delle tariffe dei servizi pubblici e l’innalzamento delle soglie ISEE per esenzioni ed agevolazioni. Un potenziamento della macchina amministrativa comunale e regionale, aumentando personale, salario e risorse. Un piano di investimenti per ampliare i servizi sociali e il welfare, dall’infanzia alla non autosufficienza fino al sostegno al diritto alla casa. Il finanziamento di politiche industriali e misure per le nuove generazioni.
“Abbiamo avanzato una proposta di fine legislatura sia al comune che alla regione per uscire dalla logica emergenziale, per un ritorno alla normalità per i cittadini di Roma e Lazio, capace di cambiare alcuni fondamentali. Crediamo che dal 2026 ci potranno essere le condizioni per rafforzare i redditi, attraverso una riduzione delle addizionali, ampliare servizi e andare verso una maggiore equità fiscale e sociale. È un riconoscimento per i lavoratori che stanno portando avanti il tessuto produttivo romano e laziale”, ha detto Natale Di Cola.
“Dobbiamo aggredire quelle difficoltà che manifestano le persone e che persistono nonostante il rinnovo dei contratti a causa dell’inflazione e dell’erosione del potere di acquisto. Pensiamo che tutti questi temi debbano essere affrontati in momenti di confronto pubblici, per mettere più soldi in tasca ai cittadini, consolidare il welfare pubblico, affrontare l’emergenza abitativa. In altre parole migliorare la vita delle nostre comunità” ha concluso il leader della Cgil Roma e Lazio.
Tommaso Nutarelli

























