Un operaio di Fincantieri di 41 anni dipendente da più di 11 anni è stato licenziato perché accusato dalla sorveglianza di aver dormito durante il turno notturno. Dopo aver avuto un infarto negli scorsi mesi, aveva abbandonato le mansioni pesanti ed era stato spostato in un luogo più idoneo. A metà aprile gli impongono un cambio di orario di lavoro, uno spostamento dal turno pomeridiano a quello notturno durante il quale ha avuto un altro malore. Tre sorveglianti e un capo reparto dichiareranno di averlo trovato che dormiva. L’11 maggio gli viene consegnata la lettera di licenziamento. Il 13 maggio al Cantiere navale scoppia la protesta: viene proclamato uno sciopero generale di 8 ore per manifestare solidarietà a Giuseppe Muzio con una adesione totale da parte dei lavoratori di Fincantieri. La Fiom chiede l’immediato reintegro del lavoratore e denuncia un clima poco sereno dentro il cantiere, con quotidiane contestazioni da parte della sorveglianza nei confronti dei lavoratori del Cantiere e dell’indotto. Per sostenere Giuseppe Muzio la Rsu della Fiom Cgil ha promosso una cassa di resistenza che ha lo scopo di sostenere economicamente Muzio e la sua famiglia.
“La cassa di resistenza è aperta a tutti, sia ai lavoratori del cantiere che dell’indotto. Ogni mese verseranno una quota per dare un aiuto a Giuseppe Muzio, a sua moglie e ai suoi due figli. Stiamo raccogliendo le adesioni e riscontrando una grande sensibilità tra tutti i colleghi”, dichiara Francecso Foti, segreteria Fiom Cgil Palermo.
Nel frattempo la Fiom ha deciso di muoversi sul versante legale. “Vista l’indisponibilità dell’azienda a reintegrare il lavoratore – continua Foti – la Fiom, assistita dall’avvocato Marcello Costa, farà partire una causa legale contro il licenziamento illegittimo deciso dall’azienda.”