Cassa integrazione e licenziamenti non accennano a diminuire tra le tute blu. Si mantiene sostanzialmente invariata la cassa integrazione per i metalmeccanici nel mese di aprile.
In Lombardia sono state 3.308.687 le ore di ricorso a questo ammortizzatore sociale, dato in linea con le proiezioni statistiche dell’Istat del mese analogo del 2015.
Tutti i territori fanno segnare decisi cali e flessioni costanti, ad eccezione del distretto di Como, dove l’incremento è del 100%.
La cassa integrazione per le tute blu diminuisce sotto quasi tutte le forme, tranne che in deroga (+20%): ordinaria (-47%), straordinaria (-39,17%). Anche nell’intervallo annuo c’è da registrare una diminuzione importante della cassa integrazione.
Si tratta di una contrazione di un terzo del livello (-32%), che rivela come ormai gli interventi sulla cassa si sono di molto ridotti rispetto al passato, segno che la base industriale a livello aziendale si sia davvero assottigliata nel tempo.
Per quanto riguarda la tipologia di intervento, si delinea un tracollo sia della cassa integrazione ordinaria (-30%) che di quella straordinaria (-34%). Più contenuto il ribasso di quella in deroga (-17%).
Per quel che riguarda i licenziamenti, ad aprile intanto sono stati quasi 300 i lavoratori messi in mobilità tra le grandi e medie imprese metallurgiche della Lombardia. Sale a 2.086 il numero dei licenziamenti dall’inizio del 2016. Il dato risulta in diminuzione rispetto al primo quadrimestre del 2015 (2.579 esuberi), ma parla ancora di una crisi molto significativa e di un’emergenza del settore metallurgico, cui non si può rispondere con i sistemi convenzionali.
Tra i distretti più penalizzati: Milano (78 risorse lavorative messe in mobilità), Brescia (40), Como (31).
“Se il Jobs act serviva per le assunzioni, noi continuiamo a contare i licenziamenti”, osserva il segretario generale della FIOM Cgil Lombardia, Mirco Rota.
“Ci sono ancora molti lavoratori in cassa integrazione, con poche possibilità di riprendere il lavoro e perdurano ancora diverse situazioni di crisi aziendali. In una situazione così delicata – sottolinea Rota – non si comprende come mai regione Lombardia non abbia ancora provveduto e definire nuove norme sui contratti di solidarietà, lasciando nel l’incertezza migliaia di lavoratori e diverse aziende.”