È stato presentato oggi il terzo rapporto “Agromafie e caporalato” realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto – Flai-Cgil, che ricostruisce un quadro conoscitivo approfondito sulla condizione dei lavoratori in agricoltura, delle variegate forme di illegalità e infiltrazione mafiosa nell’intera filiera agroalimentare.
Il rapporto è diviso in tre parti. Nella prima si indagano i principali fenomeni di illegalità che caratterizzano il settore, ovvero il fenomeno delle Agromafie e dell’infiltrazione mafiosa e criminale nella gestione del mercato del lavoro attraverso la pratica del Caporalato, due business che insieme muovono un’economia illegale e sommersa tra i 14 e i 17,5miliardi di euro in Italia. Ad essere vittime del caporalato sono indistintamente italiani e stranieri, circa 430.000 unità, 30/50.000 in più rispetto a quanto stimato nel rapporto precedente,. Le pratiche di sfruttamento sono la mancata applicazione dei contratti, un salario tra i 22 e i 30 euro al giorno, inferiore del 50% di quanto previsto dai CCNL e CPL, orari tra le 8 e le 12 ore di lavoro, lavoro a cottimo (esplicitamente escluso dalle norme di settore), fino ad alcune pratiche criminali.
Nella seconda parte del rapporto si entra nel merito delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori occupati alle dipendenze di un datore e delle dinamiche relazionali che li contraddistinguono. In particolare, trovano ampio spazio in questa sezione le storie dei lavoratori che hanno vissuto sulla propria pelle il costo di un lavoro gestito dai caporali e commissionato da aziende senza scrupoli. Inoltre, è stata raccolta e riportata l’inedita testimonianza di Francis, un caporale pentito.
La terza ed ultima parte contiene tre studi che guardano al mondo: la Francia con il fenomeno dell’immigrazione nei contesti rurali; la Spagna con lo sfruttamento bracciantile nella raccolta delle fragole e la California, nelle cui piantagioni lavorano bambini clandestini, sfruttati e sotto ricatto.
Uno sguardo internazionale sulla tratta degli esseri umani finalizzata allo sfruttamento lavorativo si è reso necessario per provare a inquadrare il fenomeno per quello che è, ovvero un fenomeno globale.