Secondo uno studio della Uil, tra il 2008 e il 2015 i posti di lavoro persi sono stati 625mila (-2,7%). La flessione ha riguardato solo l’occupazione maschile (-735mila con una diminuzione di 5,3 punti percentuali), mentre l’occupazione femminile è aumentata di 110mila unità (+1,2 punti percentuali).
I dati, presentati in occasione dell’assemblea nazionale delle donne della confederazione, riferiscono tuttavia che in valori assoluti c’è un generalizzato gap occupazionale tra uomo e donna, che diventa più vistoso nel Mezzogiorno. Le donne occupate sono infatti numericamente inferiori agli uomini: nel 2015 su un’occupazione complessiva di circa 22,5 milioni di persone, le donne rappresentano il 41,8% a fronte del 58,2% degli uomini.
Il dato diventa ancora più evidente se l’analisi viene condotta per macro area: il 51,9% degli occupati risiede nel Nord, area che si caratterizza anche per la più alta incidenza di donne che lavorano (il 22,6% sul totale nazionale degli occupati). Le donne lavoratrici del Centro e Mezzogiorno, viceversa, hanno un’incidenza del solo 9,5% e 9,6%. Nel Mezzogiorno si rileva un gap molto forte tra occupati uomini e donne: in questa macro area, ogni 100 occupati solo 36 sono donne.




























