Via libera definitivo da parte dell’Aula del Senato al decreto varato dal governo sulla vendita a terzi dell’Ilva che attualmente è in amministrazione straordinaria. I sì sono stati 157, i no 95 e tre le astensioni. Diventa legge il nono intervento sull’azienda di Taranto (il primo risale all’ultimo governo Berlusconi, gli altri arrivano con Monti e Letta fino a Renzi che emana il settimo, l’ottavo e quest’ultimo).
Si sono espressi a favore i partiti della maggioranza e il gruppo Ala guidato da Denis Verdini. Contro il decreto M5S, Sel, Fi, Cor, Lega.
Il decreto fissa al 30 giugno 2016 il termine entro il quale i commissari dell’Ilva dovranno espletare le procedure per il trasferimento dei complessi aziendali. Slitta al 30 giugno 2017 il termine ultimo per l’attuazione del Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria.
Si prevede poi che vengano erogati 300 milioni di euro a favore dell’amministrazione straordinaria che poi dovranno essere restituiti allo Stato dal futuro compratore. Mentre i commissari potranno contrarre finanziamenti statali pari a 800 milioni di euro al fine esclusivo dell’attuazione e della realizzazione del piano ambientale e sanitario.
Tra le modifiche approvate in Parlamento si prevede che le risorse sequestrate al gruppo Riva dovranno essere destinate, a conclusione dei procedimenti penali, a un apposito fondo del ministero dell’Ambiente per le bonifiche e che le somme dovranno essere impiegate per interventi di bonifica sui territori dei comuni di Taranto e Statte ma anche per ulteriori investimenti per la riqualificazione e riconversione produttiva di quelle aree.
Infine, le imprese dell’indotto Ilva potranno beneficiare delle garanzie del Fondo di garanzia per le Pmi “fino all’80% dell’ammontare dell’operazione finanziaria” a titolo gratuito e fino ad un importo massimo di 2,5 milioni per impresa “nei limiti della dotazione finanziaria” del Fondo stesso.




























