In Italia si registra un “differenziale medio tra la pensione degli uomini e delle donne che si aggira attorno al 33%, un dato significativo ma più basso della media europea”. Così Pierangelo Albini (Confindustria) in un’audizione in commissione Lavoro della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull`impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne.
Le “cause”, ha detto Albini, sono “sostanzialmente tre: minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, una carriera lavorativa più breve e spesso più frammentata di quella degli uomini e retribuzioni mediamente più basse”.
Importante, secondo l’associazione, sarebbe intervenire su un problema che in Italia “sconta soprattutto elementi di carattere culturale anche con intensità differenti nei diversi territori: le donne sono deputate alla cura dei figli e alla famiglia e spesso sono chiamate a occuparsi delle persone più anziane e questo determina un dato che deve far riflettere”.
Per affrontare questo scoglio è necessario per le lavoratrici poter “contare sui servizi alla persona, per l’infanzia e per l’autosufficienza” che le “consentano di poter avere una carriera lavorativa più continua”. Occorre, ha concluso, “lavorare sulle condizioni che rendono possibile anche alla donna di avere percorsi lavorativi più simili a quelli degli uomini”.



























