Il bonus fiscale degli 80 euro, come attualmente concepito, “produce disuguaglianze”: orizzontali tra soggetti aventi stesso livello di reddito, ma diversa tipologia (lavoratori dipendenti da un lato, pensionati e autonomi dall’altro), e verticali tra lavoratori dipendenti con reddito al di sotto, o subito al di sopra, della soglia di 26mila euro. E’ quanto sottolinea una ricerca della Cisl e del Caf nazionale sui dati relativi alle dichiarazioni dei redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che nel 2015 si sono rivolti ai centri di assistenza fiscale del sindacato per l’esercizio 2014.
Lo studio, illustrato dal leader Annamaria Furlan e dal segretario confederale, Maurizio Petriccioli, evidenzia che su 25,2 milioni di famiglie, sono 8,2 milioni (32,5% del totale) quelle interessate in qualche misura dal bonus. Di queste 6,7 milioni (81,7%) contano un solo percettore di bonus al proprio interno, 1,4 milioni (17,1%) due percettori, mentre le restanti 100mila famiglie tre o più percettori.
Per il 2016 la conferma del bonus, la sterilizzazione degli aumenti Iva e accise e l’abolizione delle imposte sulla prima casa favoriranno una ripresa dei consumi interni, dice la Cisl. Ma l’abolizione delle imposte sulla prima casa, pur alleggerendo il carico fiscale sulle famiglie, attenua solo in parte le differenze di trattamento fiscale tra i percettori del bonus fiscale e tutti gli altri contribuenti.
A parità del reddito complessivo, un pensionato che percepisce dai 10 ai 26mila euro sopporta, in media, un’aliquota del 5% più alta rispetto a quella pagata da un lavoratore dipendente (disuguaglianza orizzontale). I lavoratori dipendenti con reddito immediatamente a ridosso dell’area bonus (classe 26-29mila euro) pagano un’aliquota il 5% maggiore di coloro che rientrano nell’ultima classe dell’area bonus (disuguaglianza verticale).
L’aliquota complessiva Irpef media, che tiene conto dell’imposta netta, delle addizionali locali e, per il 2014, del bonus fiscale, nell’anno d’imposta 2014 si riduce di 1,1 punti percentuali rispetto al 2013 (17,9% contro 19%). L’abbassamento della pressione fiscale Irpef la si ottiene, però, a costo di una segmentazione della platea dei contribuenti.
Sono 1,6 milioni (63,3% del totale) i contribuenti del campione Caf Cisl a possedere almeno una quota dell’abitazione principale in cui vivono e delle relative pertinenze (la percentuale fa riferimento a tutti coloro che possiedono anche solo parzialmente, per esempio in comunione di beni, una porzione della casa di abitazione). Il valore medio della rendita catastale degli immobili posseduti è di 607 euro. Tra i contribuenti con reddito complessivo maggiore di 35mila euro, il numero dei possessori di prima casa è molto alto, aggirandosi attorno all’80%.
Al crescere del reddito del proprietario cresce in media anche il valore della casa posseduta. Questo è particolarmente vero per i proprietari con livello del reddito maggiore di 35/40 mila euro, segnala la Cisl. Come è facilmente intuibile è il livello del reddito che consente di possedere case di valore più elevato.
Il 75,3% dei pensionati del Caf Cisl è proprietario dell’abitazione in cui vive. Molto più bassa la frequenza tra i lavoratori dipendenti, pari al 53,1%. Il valore medio della rendita della prima casa dei pensionati è di 610 euro, contro i 585 euro dei lavoratori dipendenti. Nello scenario ipotetico di un comune che preveda una Tasi con aliquota 1xmille (aliquota minima) e senza detrazioni, il riparmio medio per i contribuenti Caf Cisl, a partire dal 2016, sarebbe di circa 100 euro (102 euro per i pensionati, 98 euro per i lavoratori dipendenti.
Nello scenario ipotetico di un comune che preveda una Tasi con aliquota 2,5xmille e senza detrazioni, il riparmio medio per i contribuenti Caf Cisl, a partire dal 2016, sarebbe di circa 250 euro (256 euro per i pensionati, 246 euro per i lavoratori dipendenti). L’abolizione delle imposte sulla prima casa sembrerebbe favorire i contribuenti a reddito medio e medio alto (in particolare maggiore di 35/40 mila euro), i pensionati. Alla luce delle caratteristiche dei principali beneficiari dell’abolizione della Tasi, si può definire questa una misura volta a ridurre la pressione fiscale per quei soggetti altrimenti tagliati fuori dal bonus.
Gli effetti di abbassamento della pressione fiscale derivanti dalla abolizione delle imposte sulla prima casa e dall’introduzione del bonus fiscale sono molto differenti: il costo del bonus è di circa 10 miliardi di euro e riguarda 10 milioni di soggetti (lavoratori dipendenti). L’abolizione della Tasi sulla prima casa costa allo stato 3,5 miliardi, coinvolgendo una platea di quasi 20 milioni di contribuenti.
Si realizza così, con l’eliminazione della Tasi sulla prima casa di abitazione, una ridistribuzione importante, ma parziale, perché alla collettività viene destinato un beneficio di ammontare pari a poco più di 1/3 di quello destinato tramite il bonus fiscale.