I leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo e i segretari generali delle rispettive categorie hanno inviato una lettera al presidente del consiglio, Matteo Renzi, per chiedere un “incontro urgente” sulle “possibili conseguenze delle scelte Eni”, sulle quali esprimono forte preoccupazione.
Scelte, secondo i sindacati, tutte rivolte ai mercati internazionali e che rischiano di far venire meno il ruolo industriale di Eni, di cui è stato sempre uno degli assi portanti e del ruolo sociale indiscusso che ha avuto nella sua storia, in particolare in importanti aree del Paese.
Per i sindacati questa prospettiva è inaccettabile. Per questo hanno chiesto l’incontro a Renzi per poter esprimere queste preoccupazioni e mettere in evidenza le ragioni che stanno portando in queste settimane la categoria a iniziative di sciopero e manifestazioni, non ultima quella programmata per sabato 5 dicembre a Roma.
Camusso, Furlan e Barbagallo ricordano che l’Eni ha ribadito la volontà di “concentrare le proprie attività sulla ricerca, produzione ed estrazione di petrolio e gas, uscendo di fatto dal controllo prima di Snam e poi da Saipem come annunciato recentemente con l`intervento del fondo strategico di Cassa depositi e prestiti e annunciando l`ipotesi di cessione della quota di maggioranza di Versalis e notizie sempre più diffuse dicono anche di Gas & Power”.
Secondo i leader di Cgil, Cisl e Uil “queste scelte comportano come conseguenza una presenza industriale di Eni nelle sole attività di estrazione del nostro Paese, tra l`altro fortemente in difficoltà in questa fase e di cui non è ben chiaro il futuro, mentre la raffinazione di prodotti petroliferi sembra anch`essa non fare più parte del core-business. In particolare la possibile cessione della quota di maggioranza e quindi il controllo delle attività chimiche di Versalis, rischia a nostro avviso di mettere in discussione gli assetti produttivi e l`occupazione di un settore giustamente considerato strategico a livello europeo per l`industria manifatturiera”.
“Versalis per quasi un ventennio non ha avuto un vero piano industriale – ricordano i leader sindacali – anzi abbiamo assistito al susseguirsi di cessioni, chiusure, joint-venture fallite, che hanno pesantemente dilapidato un patrimonio produttivo e occupazionale tra i più importanti e qualificati del mondo: nel 2012 è stato presentato un Piano Industriale che finalmente affrontava le questioni dell`efficientamento e ammodernamento degli assetti impiantistici e dei business, in particolare puntando su quello della chimica verde, seppur attraverso riorganizzazioni e ristrutturazioni, con investimenti per circa 1,6 miliardi, di cui ad oggi realizzati solo circa 400 milioni”.
“Proprio sulla chimica verde si è riposizionata la nuova strategia di Versalis – aggiungono – un settore in grande crescita e che riveste grande importanza sul piano della ricerca, della innovazione e per la creazione di una nuova filiera produttiva e occupazionale, con la riconversione di due siti, Porto Torres e Porto Marghera e Gela, il cui progetti però sono rimasti a metà”.
I sindacati esprimono “forte preoccupazione per le possibili conseguenze di queste scelte che rischiano di far venir meno il ruolo industriale di Eni, di cui è stata sempre uno degli assi portanti, e del ruolo sociale indiscusso che ha avuto nella sua storia in particolare in importanti aree del paese”.