La stagione contrattuale resta sospesa in attesa di novità. Le parti sociali si guardano in cagnesco, l’una contro l’altra armate, senza prendere iniziative, senza sbilanciarsi. Alla base di questa cortina di silenzi il gesto di Cgil e Uil che martedì scorso non sono andate all’incontro tecnico che era stato deciso assieme a Cisl e a Confindustria per cercare di sbloccare la stagione contrattuale. Una riunione tecnica, dove si sarebbe affrontato il tema delle nuove regole per la contrattazione. Quelle vecchie non esistono più e, soprattutto, non sono in grado di regolare la crescita del salario in epoca di inflazione zero o sotto zero. Specie dopo che i vecchi rinnovi contrattuali, che avevano dato ai lavoratori aumenti troppo alti rispetto all’andamento reale dell’inflazione, e che, stando alle regole, oggi dovrebbero essere restituiti.
Una riunione tecnica in circostanze come questa di solito non si nega a nessuno. Se va bene si risolve il problema, altrimenti amici come prima, è stato bello provarci. Ma purtroppo non è andata così. Cgil e Uil non sono andate alla riunione affermando che gli industriali avevano bloccato le trattative in atto per il rinnovo dei contratti in essere, segnatamente quelle per i chimici e gli alimentaristi. Una ripicca? Una prova di forza? L’eventualità che quella riunione forse avrebbe fatto trovare il modo per avviare speditamente le trattative alla conclusione non è stata presa in considerazione.
Tutto ciò ricorda purtroppo un triste precedente. Il 14 luglio del 2004, Luca Montezemolo, da poche settimane presidente di Confindustria dopo il quadriennio di Antonio D’Amato, convocò una riunione con i sindacati per mettere a fuoco nuove regole per la contrattazione. Proprio come oggi. All’epoca Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, andò alla riunione ma dopo poco disse che l’incontro era inutile perché non c’era una posizione comune ai tre sindacati , si alzò e se ne andò. Il risultato fu che servirono altri cinque anni per arrivare a un accordo, quello del 2009, che peraltro non fu firmato dalla Cgil. Ma almeno allora la riunione ci fu, stavolta nemmeno ci hanno provato.
La conseguenza qual è? Che le trattative (se davvero erano state bloccate dalla Confindustria) resteranno al palo perché non c’è stato nessun fatto nuovo, ma intanto le relazioni tra le confederazioni si sono deteriorate, sembra in misura molto grave. Confindustria fa sapere che potrebbe prendere decisioni autonome, ma non si sa di quale genere, perché le regole della contrattazione non possono che essere comuni: si è visto proprio nel 2009 come regole decise a maggioranza non servano quasi a niente. In più il sindacato è diviso, perché la Cisl era dell’avviso di procedere nel dialogo, anche se non si nascondeva certo le difficoltà.
L’unico che potrebbe prendere una decisione è il governo. Renzi ha fatto sapere con grande chiarezza che, nel caso in cui le parti sociali non trovassero un accordo sulle nuove regole della contrattazione, sarebbe l’esecutivo a muoversi. Fissando un salario minimo legale, ma magari anche fissando regole per calcolare la rappresentatività dei sindacati (tutti, anche quelli degli imprenditori) e per regolare la contrattazione. Norme che non necessariamente sarebbero le stesse già indicate da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil nel testo unico del gennaio del 2014. Il risultato non sarebbe necessariamente disastroso, anche se certamente le parti sociali ne sanno più del governo, ma certo le parti sociali uscirebbero quanto meno fortemente ridimensionate da questa vicenda. E in un momento in cui sono oggetto di un forte attacco un po’ da tutte le parti, il risultato finale sarebbe, questo sì, forse davvero disastroso.
Era possibile evitarlo? Forse no, perché se si è arrivati a questo punto è perché esistono dei problemi, oggettivi o soggettivi che siano, molto forti. Però, almeno provarci a risolverli era doveroso.
Contrattazione
Questa settimana sono state varate tre piattaforme per il rinnovo del contratto nazionale: quella del settore gas-acqua, con la richiesta di un aumento salariale di 128 euro; quella del settore gomma-plastica, dove la richiesta sindacale di aumento salariale è di 105 euro; e quella del settore energia-petrolio, con 134 euro di aumento.
Inoltre, e’ stata raggiunta l’intesa tra i sindacati di categoria e l’azienda del legno Saviola, che definisce la nuova contrattazione di secondo livello del gruppo; quella sul nuovo integrativo aziendale per l’industria farmaceutica Comifar; e quella che ha permesso il cambio di appalto per le dipendenti del self service e della cucina addette a realizzare i pasti per le scuole del comune senese di Sinalunga. Nel settore del terziario, infine, è stata approvata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto aziendale del gruppo Autogrill.
Nulla di fatto, invece, per l’incontro relativo alla situazione dell’ Italcementi dopo l’acquisizione da parte della tedesca Heidelberg, e a quello sulla procedura di licenziamento avviata nei confronti di 23 lavoratori della Alcatel Lucent.
La nota
Nunzia Penelope fa il punto sullo stato della trattative per la riforma dei contratti, rivelando i retroscena del mancato appuntamento di martedì scorso fra Confindustria e sindacati.
Documentazione
Questa settimana sul Diario del Lavoro sono disponibili: i testi degli ultimi quattro decreti attuativi al Jobs act, pubblicati in Gazzetta Ufficiale; i rapporti Istat su commercio al dettaglio, retribuzioni contrattuali, fatturato e ordinativi dell’industria; il testo della piattaforma per il rinnovo contrattuale del settore gomma-plastica; e, infine, il testo del verbale di accordo per il rinnovo dell’integrativo aziendale della Comifar.