Questa mattina la Prefettura di Roma ha sgomberato il campo di Ponte Mammolo dove da qualche anno avevano trovato riparo persone, principalmente eritrei, in fuga dal proprio paese e, in diversi casi, vittime di tortura.
La baraccopoli di Ponte Mammolo, situata in Via delle Messi d’Oro, conosciuta anche come “Comunità della Pace” è un insediamento nato in modo spontaneo nel 2003. Nel tempo sono state edificate piccole costruzioni in muratura, legno, cartongesso e baracche in lamiera.
Senza alcun preavviso, la baraccopoli è stata smantellata e le persone sono state dirottate in diversi centri di accoglienza. Questo sgombero è stato deciso in modo unilaterale.
Prime Italia, che è solo una delle tante associazioni che, negli anni, in assenza assoluta delle istituzioni, si è occupata della vita di queste persone, condanna con forza la gestione di quanto avvenuto e chiede all’assessore alle politiche sociali di Roma Capitale, Francesca Danese, e all’Assessore alle politiche sociali del IV Municipio, Maria Muto, le ragioni di tale improvvisa accelerazione e della totale mancanza di consultazione con la società civile che per anni,
Prime Italia da oltre due anni si è impegnata per dare supporto alla drammatica realtà del campo. Gli interventi avviati sono stati possibili anche grazie al coinvolgimento di Leroy Merlin Tiburtina, che fin dal primo contatto ha manifestato un forte interesse a intraprendere azioni per il miglioramento della situazione abitativa e sociale all’interno dell’insediamento.
Grazie al “Progetto del Cuore” di Leroy Merlin in collaborazione con Prime Italia, è stato possibile realizzare alcuni importanti interventi. E’ stata avviata un’analisi sulla salubrità dell’acqua – inutilizzata dagli abitanti del campo in quanto considerata nociva – che è risultata potabile. Nei mesi di aprile e maggio del 2014 sono stati realizzati corsi di formazione per l’acquisizione di competenze specifiche nell’ambito delle ristrutturazioni degli ambienti domestici (ad es: posa del pavimento, cartongesso, posa di porta e finestre). Alla fine del percorso di formazione un rifugiato abitante del campo è stato assunto attraverso una borsa lavoro. Tutti processi virtuosi che nel 2015 sarebbero stati potenziati grazie a fondi che PRIME Italia è riuscita ad ottenere con diversi bandi.
F.P.